Varese, ai domiciliari con la moglie chiede di tornare in cella. Il giudice lo accontenta

La coppia litigava di continuo anche in seguito ai quindici processi che ha in corso per furti. Lui ha scritto al magistrato di sorveglianza: "Mi rimandi in carcere"

L'interno del carcere Miogni di Varese

L'interno del carcere Miogni di Varese

Varese -  Meglio il carcere che la convivenza con la moglie. Succede a Varese, dove marito e moglie stavano scontando una condanna definitiva in detenzione domiciliare per una serie di furti ma l’uomo, dopo un breve periodo di permanenza in casa, ha scritto ai magistrati: «Signor giudice mi faccia andare in carcere, non ce la faccio più con mia moglie».

Il giudice di sorveglianza l’ha accontentato ed è arrivato il provvedimento di esecuzione. L’uomo è quindi stato trasferito al carcere di Varese dei Miogni, nel timore che la situazione degenerasse, a causa delle frequenti liti. Lo ripporta in anteprima il quotidiano “La Prealpina“, secondo il quale la donna sarebbe una dipendente del ministero delle Finanze affetta da cleptomania. 

Il marito ha un passato turbolento dal punto di vista penale per vari reati. I litigi anche per reciproche accuse in relazione ai quindici processi che hanno in corso. L’episodio non è inedito. Anche lo scorso 21 febbraio in provincia di Pavia, dopo i litigi continui con la moglie che lo hanno portato all’esasperazione, un uomo si è presentato alla locale caserma dei carabinieri chiedendo di tornare in carcere. 

L’episodio si era verificato a Belgioioso, dove un uomo, un 40enne si era presentato alla caserma “autodenunciando” i litigi che costituivano in effetti una violazione rispetto ai comportamenti che avrebbe dovuto tenere in un regime alternativo alla detenzione.