Varese, il carcere “fuorilegge” da chiudere già nel 2001

I Miogni dove lunedì sono evasi due detenuti ancora in fuga presenta deficit strutturali e sistemi d’allarme mai entrati in funzione

Il carcere di Varese

Il carcere di Varese

Varese, 17 febbraio 2022 -  I due evasi , Anthony Ragona e Roberto Nardello, sono ancora ricercati. La loro fuga dal carcere dei Miogni a Varese ha portato l’attenzione sulla situazione della struttura varesina e nello stesso tempo ridato forza alle richieste dei sindacati di Polizia penitenziaria che da anni chiedono interventi per la sicurezza. Un copione purtroppo già visto: nel 2013 ad evadere erano stati tre rumeni, ripresi dopo tre giorni e riportati in cella, dopo quella fuga furono sollecitati lavori dalle forze sindacali, ma ben poco ha trovato attuazione tanto che il giorno di San Valentino, la coppia di rapinatori, è riuscita ad evadere. " La nuova evasione – dice Pierpaolo Giacovazzo, segretario provinciale di Uilpa Pol. Pen. di Varese - conferma i bassi livelli di sicurezza che noi denunciamo da tempo". Nel 2001 un decreto ministeriale aveva dichiarato il Miogni ufficialmente dismesso, non conforme ai moderni criteri di edilizia penitenziaria, inoltre si riteneva non conveniente la ristrutturazione sotto il profilo economico. La chiusura definitiva non è mai arrivata, per oltre un decennio si è parlato di trasferimento e di nuova sede, con varie ipotesi sul tavolo, ma tutto è rimasto nel cassetto. Nel frattempo sono stati eseguiti alcuni interventi di sistemazione nel 2017 con la sistemazione di quindici celle. Oggi le celle sono 47, c’è una sala colloqui, una palestra, due aule e una cappella, i detenuti attualmente sono 91 ma la capienza è per 53, evidente il sovraffollamento. Carenze strutturali ma non solo, gravi lacune ci sono anche nel sistema di videosorveglianza, in alcuni punti le telecamere non funzionano. Fa rilevare ancora Giacovazzo "il sistema di videosorveglianza non è dotato di un impianto di allarme che segnali persone in movimento, inoltre non è mai arrivato l’impianto antiscavalcamento richiesto nel 2013, dopo l’evasione dei tre rumeni, è un carcere e come tale deve essere dotato di tutti i sistemi tecnologici a disposizione per garantire sicurezza. Al Miogni purtroppo nonostante le ripetute sollecitazioni non ci sono. E anche dai politici solo promesse". La nuova evasione, continua il segretario provinciale di Uilpa Pol Pen "è la goccia che fa traboccare il vaso, abbiamo superato la misura, bisogna agire, sollecitiamo di nuovo l’amministrazione penitenziaria". Per Giacovazzo"le disposizioni di servizio in atto non si sono dimostrate efficaci rispetto all’esigenza primaria che è la sicurezza del carcere e dei cittadini, situazione che dovrebbe indurre a più di una riflessione l’amministrazione penitenziaria". C’è profonda amarezza nella parole dell’esponente sindacale, "L’inadeguatezza delle disposizioni di servizio e le carenze strutturali e di sicurezza - fa rilevare – ricadono sulla Polizia penitenziaria che esce distrutta sotto il profilo professionale: per l’immaginario collettivo purtroppo i detenuti evadono perché gli agenti non fanno il loro lavoro. Invece gli agenti devono essere messi nelle condizioni di svolgere al meglio il loro servizio, cosa che non accade". Nel carcere varesino al momento sono 60 gli agenti, ma dovrebbero essere 80 in organico. Conclude Giacovazzo "non possiamo più aspettare, il rafforzamento dell’organico è una priorità come pure gli interventi sui sistemi di videosorveglianza". Intanto dei due protagonisti dell’evasione di San Valentino fino a ieri nessuna traccia.