Busto: omaggio a Mariella Lotti, la Garbo italiana che disprezzava il fascismo

Paolo Umberto Ferrario, analista chimico in pensione, ha ricostruito la vicenda della diva anni ’40 e bustocca doc

Paolo Umberto Ferrario con i cimeli di Mariella Lotti

Paolo Umberto Ferrario con i cimeli di Mariella Lotti

Busto Arsizio (Varese), 30 novembre 2019 - Una storia ritrovata, quella di Mariella Lotti, diva del cinema dei telefoni bianchi, nata a Busto Arsizio. Il merito è di Paolo Umberto Ferrario, bustocco, ex analista chimico in pensione, che per oltre due anni ha effettuato ricerche, recuperando informazioni e documenti. Il risultato è il libro “Mariella Lotti – La Divina del cinema italiano” (Macchione editore) che sarà presentato venerdì 13 dicembre alla Galleria Boragno. Tra i momenti più emozionanti la scoperta di un bellissimo ritratto a mosaico dell’attrice nella chiesa di Santa Maria del Rosario a Milano, mentre lentamente si andava componendo l’altro mosaico, quello della vita di Mariella Lotti, vero nome Maria Camilla Pianotti, nata il 17 novembre 1919, in via Giuseppe Lualdi 2, nel centro storico, in una casa di cortile che oggi non c’è più. "Non avrei mai pensato – dice Paolo Umberto Ferrario – che un giorno mi sarei trovato a scrivere di Mariella Lotti, la Garbo del cinema italiano. Sono davvero contento di poter contribuire alla riscoperta della storia di questa donna , diventata una diva, una delle” tre bionde” più famose del cinema di regime, con Vivi Gioi e Vera Carmi. I volti amati dal pubblico negli anni trenta-quaranta erano i loro".

Cinema di regime, certo, ma Mariella Lotti nonostante dovesse per lavorare convivere con la dittatura non fu mai nella schiera di quanti con il fascismo collaborarono, chiarisce Paolo Umberto Ferrario. "Ho avuto la conferma dal figlio dell’attrice, Giovanni Zanardo - afferma . lei non aveva per nulla simpatia per il regime, anzi e mantenne pur in quel clima di oppressione le sue idee socialdemocratiche". Dopo la guerra, al cinema alterna il teatro diretta, tra l’altro, da Luchino Visconti, di cui diventa grande amica. Ci sono ancora apparizioni cinematografiche poi nel 1952 decide di ritirarsi. Mai più davanti a una macchina da presa.

Un‘unica eccezione, rivela Ferrario, "avvenne nel 1965. Si tratta di un breve filmato girato da un giovane regista, che il figlio mi ha messo a disposizione. Mi ha colpito in quel video l’ultimo fotogramma: la ripresa si ferma su una fotografia, esposta su un mobile nel soggiorno della villa, c’è un bel volto, intenso, di donna, è Greta Garbo. Mariella Lotti come la Garbo fece la scelta di ritirarsi e di condurre una vita riservata, forse avvertiva di avere delle affinità". La diva bustocca dopo la morte del marito, nel 1967, lasciò Roma e si trasferì a Parigi, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 18 dicembre 2004. "La vicenda artistica e umana di questa nostra concittadina - conclude Ferrario - è parte della storia del novecento, con le sue luci e le sue ombre, un tempo in cui nonostante le insidie Mariella Lotti non ha tradito i suoi ideali, un esempio di donna coraggiosa che ha conosciuto il successo più grande ma non si è lasciata travolgere. Ed è giusto ricordarla". Un altro tassello, quindi, della “storia d’amore” di Busto Arsizio con il cinema.