Busto Arsizio, inceneritore Accam: il momento è cruciale

Stamattina un tavolo tecnico in cui i comuni-soci devono individuare il percorso per evitare il fallimento dell’attività

Inceneritore Accam in funzione dopo l'incendio

Dopo l’incendio di gennaio è tornata in funzione la Linea 2 dell’inceneritore

Varese, 17 febbraio 2020 -  Tra una decina di giorni dovrebbe ripartire anche la Linea 1 dell’inceneritore di Accam. Da sabato scorso funziona di nuovo la Linea 2, quindi per quanto riguarda l’attività di smaltimento, bloccata da una mese, a causa dell’incendio del 14 gennaio, si avvicina lentamente il ritorno alla normalità, tempi più lunghi invece per il ripristino delle turbine. La riaccensione di una linea non basta a rassicurare sul futuro della società che ha bisogno, come ha detto chiaro e tondo ai 27 sindaci dei comuni soci il presidente Angelo Bellora, di soldi, 3 milioni di euro (somma determinata dai costi per riparare i danni e dai mancati introiti insieme alle spese per smaltire in atri impianti) per non andare a fondo.

Oggi in mattinata è in programma nella sede di Accam, in via Arconate, un tavolo tecnico, un momento di confronto fondamentale, convocati i segretari comunali dei comuni soci e i funzionari degli uffici del settore Ambiente, obiettivo individuare il percorso normativo che proprio i soci potrebbero intraprendere per mettere a disposizione le risorse economiche indispensabili per evitare il fallimento della società e quindi garantire la continuità aziendale. Argomento quantomai delicato, reso ancora più complesso dal fatto che Accam dall’anno scorso non è più in regime “in house”, in quanto non è stato raggiunto l’80% del fatturato con lo smaltimento dei rifiuti conferiti dai soci, come indicato dalla Legge Madia, circostanza che rende ancora più complicata la situazione nella quale proprio i comuni erano chiamati a ragionare per trovare un nuovo assetto societario. L’incendio nel locale delle turbine e i danni pesanti sono stati un colpo quasi da ko, al quale Accam, per voce del presidente Bellora, vuole reagire, ma per farlo si appella ai soci chiedendo di intervenire economicamente.

Stamane nella sede in via Arconate segretari comunali e funzionari approfondiranno la questione tecnica, trovare una strada percorribile dal punto di vista normativo è fondamentale per poter dare una prospettiva alla società. Individuato il percorso sarà quindi sottoposto all’attenzione dei sindaci dei 27 comuni soci che il 28 febbraio saranno riuniti in assemblea per decidere il destino dell’azienda. Insomma nessun “traccheggio”, "i sindaci dovranno prendere una decisione – sottolinea Bellora – l’auspicio è che in assemblea esprimano la volontà di garantire le risorse economiche per andare avanti". Accam mai come in questo momento si è trovata vicino al baratro: se i soci non dovessero garantire i fondi necessari (3 milioni di euro) e dunque salvare la società, due sarebbero le alternative, la vendita o la messa in liquidazione. Partita insomma quanto mai difficile.