Busto Arsizio: assassinato nella boscaglia, ferite all’addome e alla testa

Colpi di pistola e bastonate per finire un uomo di 33 anni. Il corpo trovato nel Novarese

Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Ris

Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Ris

Busto Arsizio (Varese), 8 aprile 2017 - E' stato raggiunto da colpi di pistola e poi “finito” con altre botte, questa volta sferrate con un corpo contundente, alla testa. Le indagini sulla morte di Matteo Mendola, 33enne di Busto Arsizio trovato cadavere nei boschi di Novara due giorni fa, sono avvolte nel mistero. Al momento gli investigatori piemontesi non escludono alcuna pista. Trascinato tra gli alberi, nei pressi dei capannoni di una vecchia azienda nel parco del Ticino, in località Bareggia a Novara e poi aggredito. Prima i proiettili, uno all’addome, sparati a breve distanza e poi le randellate in testa (come emerso dall’autopsia svolta ieri). Matteo Mendola è morto così, solo e al buio e al momento senza un perché. Nato a Gela, il 33enne da anni viveva a Busto, dove si è sposato e ha avuto due figli. La nebbia attorno alla sua morte però inizia quando gli inquirenti novaresi hanno cercato di ricostruire la sua attività professionale, ufficialmente inesistente.

Con qualche precedente penale per furto risalenti a una decina di anni fa, all’apparenza Mendola non lavorava. Gli inquirenti vogliono capire come si procurasse da vivere, ma anche eventuali contatti tra l’uomo e realtà criminali locali. La sua famiglia, sentita subito dopo i fatti, ha smentito che l’uomo possa aver subito minacce o pressioni da alcuni, nelle ultime settimane e allo stesso tempo, oltre al dolore, i suoi cari non sembrano riuscire a fornire indicazioni utili per la soluzione del delitto. I carabinieri di Novara, a quanto si è appreso, indagano a 360 gradi. Nulla è lasciato al caso, insomma, in questi primi giorni di serrate indagini, a cui hanno preso parte anche gli esperti dei Ris di Parma. I rilievi in quel cantone buio, nel profondo del parco così difficile da raggiungere se non ben conosciuto, sono durati ore. Dai primi riscontri è stato accertato che Mendola non fosse arrivato lì da solo, dato che la sua auto non era sul luogo del delitto. Lì, però, è stato ucciso, come testimonierebbero le tracce di sangue trovate sul terreno. Chi è perché lo abbia trascinato, presumibilmente in auto, fino al luogo della sua uccisione, è la prima domanda a cui gli investigatori vogliono rispondere. A scoprire il cadavere del 33enne è stato un escursionista e alcuni spari sono stati uditi da altri presenti nella zona, legati dagli investigatori all’omicidio.