Torture nei boschi della droga: nel Varesotto inferno di violenze senza fine

In Valcuvia due distinti pestaggi ai danni di un marocchino e di un italiano. Dall’Altomilanese al Varesotto continua la guerra per il controllo del racket

Alto e Basso Varesotto sono teatro delle lotte tra gang di pusher

Alto e Basso Varesotto sono teatro delle lotte tra gang di pusher

Luino (Varese) - Sono arrivati in ospedale con ossa rotte, segni di frustate e uno dei due persino con una parte di orecchio amputata. Le due distinte aggressioni risalgono a maggio: un 25enne maghrebino e un 40enne italiano legati a un albero e torturati per una faida tra spacciatori nei boschi della Valcuvia. I carabinieri di Luino hanno arrestato nel Pavese tre maghrebini per spaccio di stupefacenti, rapina e tortura. I tre stranieri sono ritenuti responsabili dei due episodi di violenza. Comportamenti particolarmente efferati, che dimostrano la complessità dello scenario.

Il fenomeno dello spaccio di stupefacenti nei boschi dell’Alto Varesotto non accenna a fermarsi, nonostante le numerose operazioni messe a segno negli ultimi mesi. Attività da cui emerge come la lotta per stabilire la supremazia su un bosco piuttosto che su una determinata zona ormai non conosca davvero più limiti. Solo ad aprile infatti sempre i carabinieri di Luino, nel corso dell’ennesimo servizio di osservazione nei boschi dello spaccio, hanno bloccato un nordafricano armato di un revolver Taurus a tamburo con all’interno 6 colpi calibro 38 special. Dal 2018 a oggi nell’area sono stati 21 gli arresti su ordine dell’autorità giudiziaria e 25 in flagranza di reato; 29 inoltre le persone deferite in stato di libertà, mentre sono state rinvenute e sequestrate 8 armi, compresi una pistola e sette fucili da caccia, nonché 8 tra coltelli e machete.

Ma non è solo l’area della Valcuvia a fare da teatro a episodi violenti legati al mondo della droga: anche nel Basso Varesotto la situazione è complicata, come dimostrano i recenti episodi di cronaca. A maggio a Lonate Pozzolo sulla superstrada per Malpensa è stato trovato il cadavere di un giovane straniero, la cui morte sembrerebbe collegata alle lotte tra gang per lo spaccio. E un mese prima nel Bosco del Rugareto a Rescaldina – area non nuova a episodi di questo tipo – un marocchino era stato freddato con un colpo d’arma da fuoco. Pochi giorni dopo tra Rescaldina e Castellanza un pakistano era stato invece ferito con un coltello. Al confine tra le province di Varese e Como si trova poi l’area boschiva del Parco Pineta, un’altra zona calda dove sono frequenti i blitz delle forze dell’ordine.

Un quadro preoccupante, a contrasto del quale le istituzioni hanno deciso di fare rete. Il tema dello spaccio nei boschi è stato difatti al centro di una recente riunione interprovinciale dei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica delle province di Varese, Milano, Como e Monza-Brianza. Occasione in cui il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello ha espresso la preoccupazione emersa dal confronto con i sindaci dei 138 Comuni della provincia nel corso di cinque riunioni itineranti.