Blitz antimafia, 34 arresti: la droga partiva dal Nord

Smantellato un maxi-traffico grazie alle Squadre Mobili di Varese e Como: la droga arrivava sino alla Sicilia

La polizia

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Varese, 24 febbraio 2021 - Utilizzavano il denaro sporco per finanziare attività di cui si impossessavano e gestivano un traffico di stupefacenti che partendo dalla Lombardia, e in particolare tra le province di Varese e Como, grazie alla presenza di due dei loro uomini, arrivava sino in Sicilia. Di questo sono accusate 34 persone, colpite ieri da misure restrittive con accuse a vario titolo per associazione di stampo mafioso perché ritenute contigue al clan Santangelo-Taccuni, con l’aggravante di essere associazione armata e di avere gli associati assunto e mantenuto il controllo di attività economiche. L’inchiesta della Polizia di Stato è partita nel 2017, a seguito di vari riscontri trovati nelle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, tra le quali quelle di Valerio Rosano, appartenente alla omonima famiglia denominata "Pipituni" e ritenuta organica al clan "Santagelo-Taccuni". Quando Rosano iniziò a parlare, emerge dalle indagini, vi furono per i suoi familiari fortissime e repentine ripercussioni, dato che suo padre è da sempre ritenuto un esponente vertice del clan. Una tra queste fu l’affissione di locandine funerarie nel centro storico di Adrano, che annunciavano la morte di Valerio Rosano e fissavano le esequie presso una chiesa, il cui indirizzo indicato però corrisponde proprio con il commissariato di Polizia. Un chiaro atto intimidatorio allo scopo di fermare il collaboratore. Dell’accaduto parlò addirittura la trasmissione tv satirica "Striscia la notizia". Una delle inviate del programma riuscì a intervistare uno degli indagati, il quale senza alcuna remora espresse pubblicamente le sue rimostranze circa il comportamento di Rosano, fino ad arrivare a definirlo un "morto che cammina".

Continuando a lavorare sulla rete criminale, gli agenti della polizia di Stato siciliani sono arrivati ad un altro canale di affari del clan, ovvero lo smercio di droga. Così sono risaliti a due pregiudicati di Biancavilla -Adrano, da tempo residenti in provincia di Varese l’uno, e di Como l’altro, i quali grazie ai collegamenti con un soggetto di origine calabrese, anch’egli domiciliato nella regione lombarda, avevano avviato rapporti di affari con un albanese, attualmente detenuto. La Polizia ha quindi ricostruito i contatti tra i quattro indagati, disegnando passo passo in che modo lo stupefacente partisse dalla Lombardia per raggiungere il sud Italia, per poi andare ad arricchire le tasche del clan, una volta smerciata la droga sulla piazza locale. Grazie alla collaborazione delle Squadre Mobili di Como e Varese, ieri i due presunti appartenenti alla consorteria criminale sono stati raggiunti dai provvedimenti cautelari, unitamente al "contatto" calabrese e al quarto collaboratore di origini albanesi, che l’ha ricevuta in carcere.