Foreign fighter ucciso in Ucraina dai russi, il padre: "Il mio Benjamin è morto sereno"

Negli ultimi video inviati, la vita nella zona di guerra del 27enne cresciuto a Bedero Valcuvia

I genitori di Benjamin, Gabriel Galli e Mirjam Van der Plas

I genitori di Benjamin, Gabriel Galli e Mirjam Van der Plas

Bedero Valcuvia( Varese) - Gabriel Galli e Mirjam Van der Plas mostrano gli ultimi video inviati dal figlio dall’Ucraina, pochi giorni prima di morire. Benjamin Giorgio viene ripreso mentre sfreccia a bordo di uno scooter su una strada sterrata e ride. Mostra la sua postazione di combattimento, con un gattino grigio che gioca accanto a munizioni e una mitragliatrice pronta per sparare. "La vita qui è semplice", dice il 27enne. "Questi video dimostrano la serenità con la quale mio figlio è morto", spiega il padre, che mostra orgoglioso anche una menzione per "atti di eroismo" firmata del comandante della prima legione internazionale Bogdan Molchanov.

Il ricordo dei genitori del 27enne italo-olandese cresciuto a Bedero Valcuvia, morto in Ucraina mentre combatteva contro l’esercito russo, torna alle ultime frammentarie comunicazioni. "Ci raccontava la sua vita nella zona di guerra cercando di non farci preoccupare – racconta la madre – noi mandavamo pacchi di cibo, perché all’inizio scarseggiavano gli alimenti. Era contento quando arrivava la “corned beef“, carne in scatola che divideva con gli altri". Ieri i genitori hanno partecipato a una cerimonia militare a Kiev. La salma verrà portata in Olanda e poi in Italia: la sepoltura avverrà nella cappella di famiglia ad Abbiate Guazzone, frazione di Tradate.

Tre anni fa Benjamin, che ha frequentato il centro di formazione professionale Enaip di Varese, aveva lasciato l’Italia per trasferirsi in Olanda dai genitori, dopo aver trovato lavoro in una ditta. Tornava spesso nel Varesotto, dove vive la sorella Anna Victoria, 26 anni. Il fratello minore, David Pietro, 21 anni, abita invece nei Paesi Bassi.

«Ben ha sempre amato le armi e i motori – ricordano – tanto che da piccolo aveva smontato una moto. Lui amava la pace ma combatteva contro le ingiustizie, e noi abbiamo condiviso la sua scelta di vita. Non era un mercenario, ma un volontario. Quando ci ha detto che voleva partire per l’Ucraina gli abbiamo prestato 500 euro per il viaggio, altrimenti sarebbe andato a piedi". Ricordano le ultime parole prima di andare alla stazione: "Non accompagnatemi, perché se no piango". La notizia della sua morte, oltre al cordoglio, ha scatenato anche messaggi d’odio sui social, fra esultanze dei filorussi e qualcuno che lo ha definito un mercenario. "Nessuno si permetta di giudicare, non infangate la memoria", spiega la zia, Milena. "Mio fratello ha scelto di andare in Ucraina per aiutare le persone", aggiunge Anna, che conserva l’ultimo messaggio inviato dal fratello. "Mi ha scritto di non piangere troppo - spiega - se fosse successo qualcosa. Quando ho saputo che voleva partire l’ho fatto chiamare da tutti i suoi amici per convincerlo a non andare".