Bergamo, 6 agosto 2014 - Entrano ogni giorno nelle case di oltre 150mila lombardi e si prendono cura dei loro affetti più cari. È un piccolo esercito silenzioso quello delle badanti, in gran parte ucraine e romene (che da sole rappresentano il 50% del totale) ma non mancano sudamericane, filippine, polacche. Lasciano le loro famiglie per il miraggio del Belpaese e per uno stipendio che — quando sono in regola — si aggira sui 1.200 euro al mese. Ma in molti casi conosce paghe da fame. «Una badante su quattro non è in regola — precisa Luis Lageder presidente regionale Anolf Cisl — e viene pagata da 3 a 5 euro l’ora». E se per l’Inps nelle file di questo esercito sono arruolate circa 150mila badanti in Lombardia (85mila solo a Milano), la Cisl ne conta almeno il 25% in più, con il sommerso. Per “Privatassistenza”, oltre 4 su 10 sono clandestine, mentre 2 su 10 hanno il permesso di soggiorno ma lavorano in nero. Una giungla di numeri in cui è difficile districarsi.
Lo sa bene la Cisl di Bergamo che ha realizzato un’indagine. Risultato? Alle 12mila badanti regolari se ne aggiungerebbero altre 8mila in nero. «La legge è inadeguata — osserva Mimma Pelleriti, responsabile Cisl orobica per le politiche sociali —, negli ultimi anni la regolamentazione è avvenuta con l’emersione, tramite le regolarizzazioni, o con i flussi. Per uscire dal sommerso bisogna venire incontro alle famiglie e la strada delle cooperative sociali può essere una soluzione, a patto che rispettino la legge». «A Bergamo — racconta Alberto Citerio, segretario provinciale Fisascat Cisl — abbiamo segnalato all’ispettorato del lavoro cooperative irregolari che fornivano servizi di cura ma ci sono esperienze sperimentali che lavorano bene». Insomma ogni caso è storia a sé. Agata Finocchiaro