Angera in ansia per Rolando Del Torchio: "Ha fatto molto per le Filippine"

La famiglia: "Già vittima di un attentato, ma ama quel Paese"

Rolando Del Torchio (Ansa)

Rolando Del Torchio (Ansa)

Angera (Varese), 7 ottobre 2015 - Ama le Filippine, anche se lì è già scampato a un attentato e ora ha subìto un sequestro. Tutta Angera, il paese dove è nato 56 anni fa, e dove ancora risiede la madre 92enne, è col fiato sospeso per la sorte di Rolando Del Torchio, rapito da un commando che lo ha prelevato nella mattinata di ieri all’interno del suo caffè-pizzeria a Dipolog City, nell’isola di Mindanao.

Ora imprenditore, aveva raggiunto le Filippine la prima volta nel 1988 come missionario per il Pime, il Pontificio Istituto per le Missioni Estere, assegnato a Sibuco, città a maggioranza musulmana, fino al 1996, quando decise di svestire la tonaca. Poi ha raggiunto Dipolog City, dopo un breve soggiorno in Italia, per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori e infine la scelta di aprire il suo ristorante, il “Ur Choice Cafè”, da dove è stato rapito.

Quell’isola è la sua vita ormai, anche se diversi anni fa è già stato vittima di un attentato - spiega il cugino dell’ex missionario, Andrea Del Torchio, titolare di un’attività ad Angera - durante una visita del vescovo locale fu fatto bersaglio, insieme a un confratello, di una pioggia di proiettili: fortunatamente riuscì a salvarsi, nascondendosi sotto un letto”.

Una zona calda quella scelta da Del Torchio: «Si tratta di un’area molto povera, un’isola turbolenta dove la criminalità e i conflitti sociali imperano - aggiunge - mio cugino inoltre aveva lavorato per la promozione economica dell’area, creando un’azienda agricola e da missionario una cooperativa per l’esportazione internazionale di pesce in scatola, attività che avevano sottratto manodopera alla criminalità locale facendogli correre non pochi rischi. Da quell’attentato era rimasto traumatizzato: si tratta di posti pericolosi, che lui non ha però mai smesso di amare nonostante la situazione difficile».

Ad Angera erano anni che non lo si vedeva: “Mio cugino ama le Filippine, conosce tantissima gente, è pienamente integrato vivendoci da molti anni”, spiega invece la cugina Daniela Del Torchio. “Sono diversi mesi che non sento Rolando, ma mio figlio l’anno scorso è andato a trovarlo nelle Filippine e mi ha detto che lì è un ambiente faticoso, non facile, martoriato. Era tornato in Italia dopo essere stato missionario ma dopo due anni è tornato di corsa nelle Filippine, ormai è lì la sua vita”.

Il sindaco di Angera, Alessandro Paladini Molgora, ha espresso “vicinanza alla famiglia in questo momento difficile” augurandosi che le autorità locali possano presto “trovare i rapitori e liberare il nostro concittadino”.