Saronno (Varese), 15 maggio 2014 - «Il dato allarmante è che abbiamo il caso di imprenditori estorti che invece di rivolgersi alle forze dell’ordine diventano collusi con il proprio estorsore». Con queste parole il procuratore capo Gianluigi Fontana ha descritto i contorni della delicata operazione condotta, con oltre un anno d’indagini dai carabinieri della compagnia di Saronno guidati dal capitano Giuseppe Regina e dal maresciallo Salvatore Carrà. Ieri mattina per l’epilogo sono state eseguite 17 misure cautelari (di cui 14 in carcere, 2 ai domiciliari e 1 all’obbligo di presentazione) e 16 perquisizioni. Sullo sfondo all’attivo una compagine criminale, «di natura ’ndranghetista», come dichiarato dal procuratore capo, operante principalmente nel Saronnese e nella Bassa comasca e che vedeva attive alcune delle persone arrestate.

Il risultato è stata quindi una maxi operazione condotta tra le province di Varese, Como e Brindisi. Un’indagine partita dall’operazione San Marco che qualche mese fa ha portato i carabinieri saronnesi a sgominare una banda che estorceva denaro agli imprenditori. Tra questi ultimi anche due fratelli impegnati nell’azienda di famiglia della Valle Olona, vittime inizialmente di un’estorsione da 38 mila euro con pagamenti avvenuti in più tranche. «C’è un importante elemento di novità rispetto agli episodi già scoperti due mesi fa – ha spiegato il sostituto procuratore bustocco Pasquale Addesso – non solo la collusione con gli estorsori ma anche il fatto che l’imprenditore mettesse al servizio dell’organizzazione criminale una serie di connivenze e conoscenze». Secondo quanto emerso dalle indagini gli imprenditori potevano infatti contare sui favori di quattro agenti, un ispettore e un assistente capo in servizio all’aeroporto di Malpensa e un ispettore e un sovrintendente della Questura di Como da cui ottenevano, in cambio di denaro e varie agevolazioni, informazioni riservate e un corridoio privilegiato per l’arrivo di persone, a partire dalla fidanzata di uno dei due imprenditori, e denaro dall’estero. Altrettanto importanti le informazioni prelevate da database italiani e svizzeri che, secondo la tesi accusatoria, venivano utilizzate per gestire il rapporto degli imprenditori con l’organizzazione criminale che non solo era responsabile dell’estorsione ai danni dell’imprenditore ma anche altri episodi di usura. In particolare è stato scoperto il caso di un commerciante di Garbagnate Milanese a cui venivano chiesti interessi esorbitanti che potevano arrivare nel giro di poche settimane al 100 per cento del capitale iniziale.

Pesanti le accuse per i pubblici ufficiali coinvolti a partire dalla corruzione aggravata per atto contrario ai propri doveri d’ufficio (mossa anche ai due imprenditori) al falso ideologico per quelli in servizio a Malpensa e alla rivelazione di segreti in atti d’ufficio per due comaschi. Per tre poliziotti si sono aperte le porte del carcere mentre il quarto, recentemente trasferito da Varese a Brindisi, ha l’obbligo di firma. Uno dei tre arrestati era già in carcere per reati analoghi scoperti una settimana fa dalla procura comasca. Le indagini proseguono ora per chiarire con più precisione l’attività della banda che oltre alle estorsioni e all’usura era attiva anche nello spaccio di droga. Accertamenti saranno eseguiti su un quaderno di appunti ritrovato nel corso delle perquisizioni e su una pistola non registrata trovata a casa di uno degli agenti arrestati.