Varese, 24 novembre 2013 - Dopo quasi 27 anni l’inchiesta sull’omicidio di Lidia Macchi potrebbe arrivare a una svolta o approdare a un definitivo punto fermo con l’intervento di un nuovo ufficio giudizario. La Procura generale di Milano ha infatti avocato l’indagine sul caso della morte della ragazza il cui corpo, massacrato con 29 coltellate, fu trovato il 7 gennaio 1987 nel bosco di Sass Pinì a Cittiglio. Una decisione che sposta gli atti e le indagini da Varese a Milano: il caso è stato affidato al sostituto procuratore generale Carmen Manfredda.

Probabile dunque che da Milano vengano disposti nuovi accertamenti su reperti rinvenuti all’epoca dell’omicidio anche grazie a sistemi che allora non erano ancora utlizzati nel campo delle investigazioni scientifiche. A smuovere le acque è stata una lettera inviata al palazzo di giustizia di Milano da genitori, fratello e sorella di Lidia Macchi, che hanno espresso il desiderio di mettere un punto fermo a una vicenda giudiziaria che si trascina da 27 anni. Il fascicolo dell’inchiesta sull’omicidio è sempre rimasto aperto.

La Procura generale ha deciso di esaminare gli atti, acquisendo i faldoni, e infine ha avocato l’inchiesta. Dalle nuove indagini potrebbe emergere una pista, magari sulla base di elementi che all’epoca non erano emersi o non si erano potuti approfondire. Oppure, in assenza di riscontri, si potrebbe arrivare a una richiesta di archiviazione che metterebbe un definitivo punto fermo sulla vicenda. Studentessa di legge alla Statale di Milano, impegnata in Cl, Lidia Macchi all’epoca dell’omicidio aveva 21 anni.

Il corpo fu ritrovato in una zona appartata e le indagini per identificare l’assassino furono condotte a tutto campo, anche tra i conoscenti della vittima, senza approdare però a risultati concreti. Ora anche la Procura di Varese attende gli esiti delle nuove indagini. «Non ho ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale sull’avocazione da parte della Procura generale», spiega il procuratore capo Maurizio Grigo. In ogni caso resta a Varese la competenza territoriale sul delitto: qualorqa dalla Procura generale di Milano dovessero partire nuove richieste (dall’archiviazione e a eventuali indagini su persone) sarebbe comunque il giudice varesino a doverle valutate. Come a Varese resterebbe l’eventuale processo per omicidio.