Tradate, 2 aprile 2013 - Quando era piccolo amava perdersi nelle cartine geografiche e riempire di sogni gli spazi vuoti. Il suo sguardo indugiava spesso sullo spazio più grande, la vastità inimmaginabile che si apre olte gli Urali, la Siberia. Qualche anno dopo, nel 2003, a 25 anni Daniele Castiglioni, di Tradate, ha deciso di inseguire quei sogni, è salito sulla ferrovia Transiberiana. e non non ne è più sceso. Ha visto la natura incontaminata, l’acqua azzurra del lago Bajkal, il sole basso sul fiume Enisej, i cacciatori nella taiga, i pescatori gettare le lenze in un buco nel ghiaccio, ha sentito i racconti della follia dei gulag. E’ divenuta la passione della sua vita. Negli anni ha scritto due libri e gestisce il sito www.solosiberia.it: non è esagerato dire che è uno dei massimi esperti italiani della grande ‘Terra addormentata’.

Quali furono le sensazioni del primo viaggio?
«Ho sentito che quella era la terra da visitare, in cui viaggiare, perdersi, crescere. Non si può né si deve spiegare questa sensazione. Riportai indietro due certezze: volevo tornare in Siberia e imparare il russo».

Sono veri i luoghi comuni sulla Siberia? Sempre freddo per esempio?
«Naturalmente no. Il clima è continentale, quindi caldo d’estate e molto freddo d’inverno. Ma l’estate esiste eccome! Questo vale per la latitudine della Transiberiana. La maggior parte del territorio siberiano è a nord, dove le cose cambiano. Il clima del pianeta è però cambiato: in Siberia in inverno il freddo non è più intenso come una volta e l’estate è sempre più secca. Altri luoghi comuni da sfatare: non c’è solo steppa, le grandi città sono moderne come in Europa e l’ambiente rurale può essere pericoloso…».

Cosa intende? Ha mai mai avuto paura in questi viaggi?
«Paura vera no. Preoccupazione, ansia sì. Le mie esperienze negative sono legate a incontri con persone xenofobe. Va considerata la mancanza di rispetto di alcuni turisti occidentali che crea antipatie, di cui fanno le spese i viaggiatori soli».

Alla Siberia è anche legata la tragedia dei gulag, che memorie ne ha trovato?
«Le dimensioni della tragedia hanno consentito una spettacolarizzazione postuma nell’immaginario collettivo e questo le è rimasto incollato. La memoria di questi fatti in Russia è affidata al buon cuore di persone semplici o alla famosa associazione Memorial. Ma le persone normali in Siberia non sbandierano in giro la storia del Gulag, oppure non la conoscono».

Questo viaggio è alla portata di tutti?
«La risposta generale è, secondo me, si, ma per rispondere veramente bisogna capire se la Siberia è ciò che si vuole. Si viaggia in treno, lungo la Transiberiana, un filo di binari d’acciaio che scorre tra steppe, acquitrini, montagne e foreste fino all’Oceano Pacifico. Ma è solo la modalità più semplice e comoda per avere un primo approccio».