Varese, 25 ottobre 2012 - No ad una ulteriore riduzione di pena per Andrea Volpe, il leader delle Bestie di Satana accusato degli omicidi di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta e di istigazione al suicidio di Andrea Bontade. Lo ha stabilito la Prima sezione penale della Cassazione, convalidando la condanna a 20 anni di reclusione nei confronti del laeder della setta per il quale era già stata rideterminata la condanna dalla Corte d’assise appello di Milano, nell’ottobre 2011, con l’applicazione della ‘continuazione dei reati’.

In particolare, la Suprema Corte - sentenza 41936 - ha respinto il ricorso di Volpe che chiedeva la riduzione della pena a 17 anni sostenendo che quando l’imputato è giudicato con rito abbreviato, l’indulto dovrebbe essere applicato sulla pena irrogata in concreto, spiegando che “non appare condivisibile l’ulteriore rilievo difensivo circa l’unitarieta’ della pena irrogata a Volpe essendo desumibile che nell’ambito della decisione conseguente alla celebrazione di un giudizio unitario, sono state inflitte sanzioni distinte per differenti e autonomi gruppi di reati”.
La Cassazione bolla poi come “tautologico” il richiamo ad un precedente della Suprema Corte “in tema di modalita’ del computo della diminuzione per effetto della scelta del rito abbreviato in caso di concorso di reati e di pene, avendo il giudice dell’esecuzione fatto puntuale applicazione dei principi enunciati”. In primo grado, Volpe era stato condannato a 30 anni, ridotti a venti per la ‘continuazione tra i reati’.