Mornago, 24 dicembre 2011 - «Strano fare una cosa del genere, eh?». Sorride l’ex imprenditore varesino Renato Bianchi, a metà fra l’ironia e lo stupore. Perché, a sentir lui, donare ben un milione di euro alla vigilia di Natale ai suoi ex dipendenti, una media tra i 5 e 10mila euro ciascuno, dopo avere venduto la fabbrica e incassato il corrispettivo, è un fatto normalissimo. Invece non lo è, specialmente in un mondo nel quale i soldi sono tutto o quasi, anche se quel milione di euro rappresenta solo una piccola parte della quota percepita dall’anziano imprenditore dalla vendita dell’azienda (circa 14 milioni). Renato Bianchi è infatti l’ex co-proprietario (e co-fondatore) della «C.B. Ferrari», 180 dipendenti, azienda meccanica con una sede anche a Modena, fabbrica leader nel settore delle fresatrici.
Impresa che però non è sfuggita ai morsi della crisi, chiudendo in perdita gli ultimi due anni. Di qui la decisione di venderla, circa tre mesi fa. Unica via d’uscita? «Sì — racconta Bianchi —. Per me diventava troppo rischioso andare avanti, anche considerando i miei 75 anni. Di proposte ne abbiamo ricevute parecchie, ma alla fine non abbiamo optato per la più vantaggiosa, bensì per la più sicura». Trattasi della Jingchen Holding Europe, gruppo cinese con importanti ramificazioni in Germania. «Avevamo rapporti di lavoro con l’Estremo Oriente — continua Bianchi —: conoscevamo quella società, e anche se ci offriva meno di altre non abbiamo avuto dubbi nello sceglierla».
Una venduta l’azienda fondata nel 1966 con Augusto Caravati e Giuseppe Ferrari, Bianchi non ha dimenticato quanti lo hanno accompagnato in tanti anni di lavoro, donando loro il milione di euro con un conteggio per ciascuno secondo l’anzianità di servizio. «Una questione di onestà — risponde l’imprenditore di Mornago —, un sentimento di riconoscenza nei confronti dei miei dipendenti: tutte brave persone, che si sono dedicate al lavoro dando sempre il 100%». Beneficiari della donazione circa 160 lavoratori (attivi o in pensione) con cinque anni o più di anzianità. E il periodo di «fedeltà» alla «C.B. Ferrari» ha rappresentato anche la discriminante in base alla quale ripartire il milione di euro.
Ma non è tutto, perché Bianchi ha pensato pure alle famiglie degli ex dipendenti che non ci sono più, anch’esse destinatarie della donazione avvenuta a ridosso del Natale. «Sono molto contento del gesto — ammette ora —, perché oltre al rapporto di lavoro fra me e i miei dipendenti c’era una sincera amicizia». Relazioni costruite negli anni, frutto di un’attitudine che portava Bianchi a lavorare sulle macchine al fianco dei suoi tecnici. «Arrivavo da dieci anni di attività come progettista — racconta ancora —, ed ero abituato così. Nei primi anni dell’azienda, di notte disegnavo e di giorno lavoravo alle macchine». Ma anche adesso, nonostante l’abbia ceduta, Bianchi torna ogni giorno in quella che per quarantacinque anni è stata la sua seconda casa e che adesso ha cambiato proprietà. «Faccio di tutto — dice —, anche lavori di pura manovalanza». Passione per il lavoro, riconoscenza per gli ex dipendenti. Davvero una bella storia, alla vigilia di Natale, con tante famiglie che potranno permettersi, forse, qualche regalo in più.
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