Varese, 25 aprile 2011 - Mario Camboni, l’uomo in carcere con l’accusa di aver ucciso a coltellate la figlia Alessandra e aver ferito il figlio Federico, domenica sera, nella sua abitazione a Gavirate, voleva tornare a casa e ricongiungersi con la moglie da cui si è separato lo scorso autunno, ma il suo desiderio sarebbe stato scoraggiato dagli stessi familiari. E tanto potrebbe essere bastato, dunque, per scatenare la sua follia. E’ questa, a quanto si è saputo, una prima ipotesi su cui gli investigatori stanno lavorando per ricostruire movente e dinamica della tragedia.

Il desiderio frustrato dell’uomo, ex finanziere in pensione, 69 anni, avrebbe in questo senso accentuato la sua sensazione di solitudine, nel piccolo monolocale in un residence non lontano dal lago di Varese in cui viveva da dicembre. I vicini dicono di conoscerlo poco e i gestori sostengono di non aver mai ricevuto segnalazioni o lamentale dall’ inquilino ora in carcere. Che, anzi, "pagava sempre l’ affitto in anticipo". Lunedì è prevista l’udienza di convalida dell’arresto di Camboni davanti al gip del Tribunale di Varese.

 

LA VICENDA - I fatti si sono svolti all’interno dell’appartamento occupato da qualche mese dall’uomo in un residence di Gavirate, dove viveva solo per un ‘periodo di riflessione’ lontano dalla moglie. In occasione della Pasqua, domenica sera, lo hanno raggiunto, con tanto di colomba pasquale, i due figli, che probabilmente intendevano trascorrere alcuni momenti di serenità con il proprio genitore.

Ma poco prima di cena sembra ci sia stata una discussione sulla recente separazione dell’uomo dalla moglie. Ad un certo punto Camboni si sarebbe avventato col coltello sulla figlia Alessandra, mentre Federico ha subito cercato di frapporsi per evitare la tragedia rimanendo però a sua volta colpito, prima di riuscire a mettersi in salvo per le scale. La ragazza è morta con tre coltellate al petto, mentre il fratello, con diverse ferite agli arti ed all'addome è riuscito ad uscire e scappare per le vie limitrofe, in cerca di aiuto. Nel frattempo
l'uomo, in evidente stato confusionale, ha dapprima lasciato l'edificio, salvo poi farvi immediato ritorno ed essere stato trovato accanto al corpo della figlia. ''Davvero mia figlia è morta?'', sono le prime parole che l'uomo avrebbe pronunciato una volta portato in caserma.

L'allarme è stato diramato da alcuni passanti al 112 'Nue' di Varese, il quale ha immediatamente allertato le pattuglie dell'Arma impegnate in servizio che, pochi istanti dopo, sono giunte sul posto. Per la donna, colpita al corpo ed agli arti da numerose coltellate, si è subito capito che non c'era nulla da fare, mentre il fratello, sottoposto ad intervento chirurgico a causa delle ferite riportate, è stato dichiarato in prognosi riservata,
ma non in pericolo di vita.

Nel corso dei rilievi tecnici, effettuati da personale specializzato in forza al Comando Provinciale dei carabinieri, sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni reperti, ora al vaglio degli inquirenti, che possono rivestire interesse ai fini della esatta ricostruzione della dinamica dei fatti. Tra questi c'è anche l'arma del delitto, un grosso coltello da cucina con lama di circa 30 cm.