Varese, 30 gennaio 2011 -  Giuseppe Piccolomo, l'artigiano di 59 anni accusato di aver ucciso e amputato entrambe le mani alla pensionata Carla Molinari  e' stato espulso dall'aula dove si stava celebrando, in Corte d'Assise, la prima udienza del processo per l'omicidio e vilipendio di cadavere.

La decisione e' stata presa perche' l'imputato e' andato in escandescenza, urlando ''allora condannatemi subito'', dopo che il giudice, Ottavio D'Agostino, aveva deciso di non ammettere nel processo alcuni elementi di prova presentati dal suo legale. Durante l'udienza, che si e' celebrata a porte aperte, sono state rigettate anche le eccezioni presentate dalla difesa su irregolarita' nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche, che
annullerebbero la richiesta di rinvio a giudizio. In aula, assieme al pm Luca Petrucci, si e' presentato anche il procuratore di Varese, Maurizio Grigo. La prossima udienza, durante la quale verranno ascoltati i primi testimoni, e' stata fissata per lunedi' 7 febbraio.

''Siamo venute perche' volevamo vedere in faccia nostro padre, vogliamo solo che la giustizia faccia il suo corso''. Lo ha detto Tina Piccolomo, una delle due figlie dell'artigiano che stamani si e' presentata assieme alla sorella fuori dall'aula dove e' in corso la prima udienza del processo.  Le due donne hanno sempre sostenuto la colpevolezza del padre, da quando e' stato fermato dalla polizia il 26 novembre del 2009. ''In aula ci ha guardate dritto negli occhi - ha aggiunto una delle due figlie - e' un uomo pericoloso''.

Piccolomo era stato fermato il 26 novembre del 2009, al termine di serrate indagini condotte dalla Squadra Mobile di Varese, con la collaborazione dello Sco, e coordinate dal Pm Luca Petrucci. A suo carico elementi come il racconto di una testimone che lo avrebbe visto mentre raccoglieva dal posacenere di un bar del paese i quattro mozziconi di sigaretta che furono ritrovati in casa della vittima, sparsi probabilmente per depistare le indagini. E poi i graffi che un secondo testimone avrebbe notato sul suo volto, forse provocati dalla Molinari nel tentativo di difendersi, e sui quali l’uomo avrebbe fornito versioni discordanti, e le riprese delle telecamere di videosorveglianza in paese, che provano la presenza della sua auto a Cocquio Trevisago nelle ore del delitto. Infine tracce del dna della vittima sono state ritrovate da un perito sulla lama, lunga 28 centimetri, di un pugnale sequestrato in casa dell’artigiano e che secondo gli inquirenti potrebbe essere l’arma con la quale è stata uccisa la donna.

Un delitto forse provocato da un movente economico. Carla Molinari, che viveva sola in una villetta con giardino, era stata aggredita in casa da una persona che, attenta a non lasciare tracce nell’abitazione, dopo averla sgozzata le aveva mozzato le mani. Piccolomo, recluso nel carcere di Monza, ha sempre dichiarato di essere vittima di un errore giudiziario, e non ha chiesto di accedere ai riti alternativi. Domani si formerà la corte dei sei giudici popolari, presieduta dal giudice Ottavio D’Agostino.

Durante l’udienza, che si celebrerà a porte aperte, il legale dell’imputato, Simona Bettiati, dovrebbe riformulare le eccezioni, già respinte dal gup, sulla nullita’ della richiesta di rinvio a giudizio, legate ad alcune irregolarità procedurali nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche.