Varese, 8 giugno 2010- Alla Sala Veratti si festeggia il centenario di  Angelo Frattini, scultore  “alchimista”, che è riuscito a trasformare la materia in spirito, il bronzo e la pietra in puro senso. Gigi Frattinine è il curatore dell' allestimento che riproduce lo studio con arredi, bozzetti; opere in bronzo, legno e gesso e ricrea l'atmosfera in cui dalle mani dell'arista prendevano vita le forme. I visitatori della mostra avranno l'impressione di essere un'unica cosa con lo spirito creativo del maestro dal 13 giugno al 4 luglio.

 

Così di lui, scriveva Piero Chiara: “Frattini ha lavorato molto, da solo e in silenzio, per carattere e per necessità, ma senza estraniarsi alla vicenda artistica, o meglio estetica, del nostro tempo, nella quale ha sostenuto con vigore la parte di chi cammina prudentemente, senza salti in avanti o di fianco e senza valersi dei veicoli di passaggio, cioè senza farsi trasportare dal carro rumoroso della moda, che nel tempo del suo operare ha cambiato tante volte cavallo.”

 

L'artista, nato a Varese nel 1910 da padre pittore e deceduto nel 1975, è scultore e autore di importanti monumenti, organizzatore di manifestazioni artistiche, e fondatore, del Liceo Artistico varesino istituito nel 1969, del quale è stato docente di scultura, e che -dal 1978- porta il suo nome.  Formatosi a Napoli e a Milano (Brera), prima con Giovanni De Martino e poi con Francesco Messina, firmò la sua prima personale avviene nel 1934 presso la Galleria Prevosti di Varese. Il suo primo monumento è  la “Crocifissione” per il cimitero di
Belforte del 1935. Seguono il Monumento ai caduti di Sant’Ambrogio, a Varese; quello di Germignaga e quello in piazza della Motta, sempre a Varese. Nel 1938 espone alla Galleria Gianferrarie alla Biennale di Venezia e partecipa ad altre importanti collettive, come la Quadriennale di Romae la Permanente di Milano e di Torino.