Il vaccino e i virologi che litigano

La scienza vive di contrasti. Ma vedere insigni cattedratici accapigliarsi come politici di quinta fila in un talkshow fa più tristezza che paura

Milano, 22 novembre 2020 - 

LETTERA

Uno dice che è un’influenza, l’altro che è l’apocalisse. Uno che il vaccino sarà la soluzione, l’altro che non lo farà perché non è sicuro. Tutti virologi, tutti medici e ricercatori insigni, tutti in tivù a dichiarare, spiegare, litigare e anche a complicarci l’esistenza. Perché noi non sappiamo, ma loro ci confondono. Michela S., Monza

RISPOSTA

La scienza vive di contrasti. Progredisce non per unanimità e dogmi, ma per dubbi, tentativi, confronto di numeri e dati. Quindi, è purtroppo inevitabile che di un virus rapace apparso all’improvviso e così disastroso non si sappia tutto. Più in basso delle laureate vette della scienza c’è però anche la nebbiosa valle della comunicazione. Nella quale ci arrabattiamo tutti, giornalisti e pubblico - chi più e chi meno in buona fede - a cercare di capire e spiegare la realtà per come la percepiamo, fra paure e dubbi. In mezzo, ci sono loro, che per semplicità chiamiamo i virologi. Sacerdoti che fanno da tramite tra il cielo degli asettici laboratori e la dolorosa terrena realtà dei reparti d’ospedale dove ancora si muore. Io non ho esperienza, come lei del resto, in campo scientifico. Mi affido e spero. E mi aggrappo a quei pochi numeri che intendo per ragionare e cercare di capire. Ma ha perfettamente ragione: vedere insigni cattedratici accapigliarsi come politici di quinta fila in un talkshow fa più tristezza che paura.

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