Milano, 13 giugno 2014 - Quattro minuti, sparati a 180 chilometri orari lungo la tangenziale che lambisce Milano: tanto è durata la fuga di tre uomini ancora ricercati e finita con un morto sull’asfalto, un automobilista innocente. Si chiamava Paolo Alfredo Armenise, toscano di Carrara, 48 anni e uno studio da architetto a Milano. Le 16 di ieri pomeriggio, periferia Sud della metropoli, sulla provinciale 164 San Giuliano-Locate Triulzi: è qui che inizia tutto. Su un’Audi A4 ci sono tre stranieri — "nordafricani", dicono i testimoni — che non si fermano allo stop di un normale servizio di vigilanza stradale: i carabinieri vedono in lontananza una macchina che non dice niente di buono, tirano fuori la paletta, ma per tutta risposta chi sta alla guida dell’Audi inizia a premere forte sull’acceleratore.

Parte un inseguimento che diventa una corsa folle, con l’Audi che taglia la Provinciale e punta dritta verso Milano. Imbocca l’A1, brucia pochi chilometri mentre i carabinieri le stanno dietro, raggiunge il raccordo autostradale che collega San Donato Milanese a piazzale Corvetto: è il chilometro uno della Milano-Napoli. A questo punto la strada fa una leggera curva, e l’Audi che non accenna a frenare sbanda. È un attimo. Davanti si trova una Jeep: alla guida c’è Armenise. Lui, che sta raggiungendo il suo studio da architetto, si vede arrivare alle spalle "un missile" — lo definiscono proprio così quelli che hanno assistito alla scena — che lo sperona nella parte posteriore. La Jeep, con tutta la sua mole, tamponata dall’Audi-missile prende il volo. Sbalza di diversi metri, si capotta due volte su stessa, supera la carreggiata e finisce in una strada che corre parallela alla A1, per fortuna poco trafficata in quel momento. Nel volo, la ruota posteriore sinistra resta incastrata contro il guard rail. La Jeep finisce schiacciata su un fianco: a quel punto Armenise è già morto.
Tutto questo in quattro minuti.

L’Audi A4 è ugualmente malandata: la parte anteriore si è accartocciata su se stessa, la lamiera del tetto sembra come ripiegata e la macchina arresta la sua fuga sulla corsia di sorpasso. Dentro, i tre nordafricani sono tramortiti e feriti, ma solo leggermente. Perché prima che le quattro radiomobili dei carabinieri che li stanno seguendo riescano ad arrivare sul posto, i tre sono già riusciti a trascinarsi fuori dall’Audi malconcia. Si guardano intorno, in cerca di una via di fuga: attraversano la tangenziale a piedi, sfidando il traffico, puntano verso campi e sterpaglie che circondano la tangenziale in quel tratto. Non si sa come, spariscono. Sono ancora ricercati. E per loro l’accusa potrebbe essere quella di omicidio volontario. Perché la morte di Armenise arriva come conseguenza di un altro reato: la resistenza a pubblico ufficiale, ovvero la fuga a tutta velocità.

Sull’asfalto resta anche un motociclista di 36 anni, ferito. Arrivano i carabinieri, arriva la polizia stradale di Guardamiglio, arrivano i vigili del fuoco, le ambulanze e anche l’elicottero. L’Audi A4 alla fine risulta intestata a un prestanome. La tangenziale viene chiusa per diverse ore. E ancora si cercano i tre in fuga, nei campi e nelle strade alle porte di Milano.