San Donato Milanese (Milano), 9 marzo 2014 - Ex terrorista “rosso”, latitante da una vita, ora Maurizio Baldasseroni potrebbe diventare, per la legge italiana, un uomo morto. Ma i famigliari delle vittime non ci stanno: «Potrebbe essere ancora vivo, cercatelo». Sta per aprirsi l’iter giudiziario relativo alla morte presunta dell’ex militante di Prima Linea, che negli anni di piombo abitava a San Donato Milanese. Classe 1950, operaio, Baldasseroni è stato giudicato colpevole, insieme a Oscar Tagliaferri, della strage di Porta Romana, dove il 1° dicembre 1978 tre persone vennero uccise, per motivi politici, all’uscita da un bar di Milano. Proprio a Milano, il prossimo 20 marzo, i giudici si riuniranno per valutare la richiesta, avanzata da un nipote dell’ex terrorista, di considerare morto quello zio.

L’istanza è stata depositata, affinché il nipote possa disporre di un appartamento che risulta co-intestato al parente desaparecido. Alla procedura stanno cercando di opporsi Ivan Magri e Debora Bornazzini, figli di due delle vittime della strage di Porta Romana. «Non è una questione d’interesse economico, ma una questione morale – dichiara l’avvocato Mauro Paladini, che rappresenta i famigliari delle vittime -. Chiederemo che, tramite Interpol, il giudice disponga ulteriori ricerche su questa persona». «Dichiarare la morte presunta non significa chiudere le indagini – ribatte Domenico Siola, legale del nipote di Baldasseroni -. È solo un atto formale per permettere al mio cliente di vendere l’appartamento».
L’ex terrorista rosso risulta scomparso dal 2001, quando il suo nome venne depennato dall’ultimo registro, quello di San Donato Milanese, sul quale ancora compariva. Di lui, in realtà, si erano perse le tracce già da tempo.

di Alessandra Zanardi