San Donato Milanese, 14 aprile 2013 - Un video che ha fatto scalpore, una bomba lanciata su San Donato ha fatto esplodere il caso della Club House. Dopo un anno di silenzio, i ragazzi dell’associazione Dream Lair hanno cercato di dare uno scossone all’amministrazione comunale, pubblicando su YouTube una ricostruzione video della vicenda, inserendo alcune registrazioni rubate durante un incontro riservato tra David Dall’Aglio, il fondatore dell’associazione, e il sindaco Andrea Checchi. A creare scandalo sono state delle frasi azzardate di Checchi che, senza mezzi termine, ha definito San Donato «una città bastarda». Il mondo della politica è in subbuglio. Il primo cittadino ha annunciato querele, i ragazzi si difendono dicendo di aver registrato il colloquio di nascosto perché in un anno di battaglie non hanno mai ricevuto nessuna comunicazione ufficiale sui motivi che hanno congelato l’assegnazione definitiva del locale. Il 22 marzo i grillini hanno protocollato un’interpellanza al sindaco, senza risposta.

 

Vetri rotti a colpi di sassi, scritte sui muri e sporcizia. È la fotografia della Club House, struttura realizzata da un privato sulle sponde del laghetto di via Europa, consegnata al Comune nel 2008 e abbandonata ormai da cinque anni. La prima pietra è stata posata tre sindaci fa e, mentre la politica continua a fare slittare i tempi, la struttura è sempre più degradata. È una vicenda complicata, dove nessuno sembra volerci mettere mano. Intanto, però, al centro della vicenda c’è un progetto rimasto al palo.

La Club House è stata affidata provvisoriamente all’associazione giovanile Dream Lair, che avrebbe dovuto aprire un punto di ritrovo dove fare musica, arte e intrattenimento. Il 19 aprile del 2012 c’è stata la consegna delle chiavi, ma dal Comune nessuno ha mai firmato i documenti per l’assegnazione definitiva della struttura. I motivi? Nessuno li sa. «Siamo gli assegnatari del locale da un anno, ma non possiamo iniziare i lavori perché non abbiamo la certezza che la concessione non ci verrà revocata — spiega David Dall’Aglio, fondatore dell’associazione —. Stiamo lottando per avere certezze, perché in Comune nessuno ci ha mai dato una risposta scritta con i motivi per i quali la vicenda si è impantanata. Il sindaco parla di motivi legali, ma non ha mai prodotto nessuno documento in cui spiega quali siano i problemi».

Il Comune ha preso in carico la struttura nel 2008, poi il sindaco è cambiato e il locale è rimasto vuoto per due anni. «Siamo stati noi a spingere la precedente amministrazione comunale a emettere un bando per assegnare l’area — continua David Dall’Aglio —, il locale era vuoto da due anni e noi abbiamo tempestato il Comune di mail». Il bando alla fine è stato emesso, ma è andato deserto. «Il bando era deludente — ricorda il giovane sandonatese —, aveva orari troppo restrittivi: avremmo dovuto chiudere alle 20.30 durante l’inverno e alle 22 in estate. A quel punto non abbiamo partecipato, nonostante avessimo già versato 1.790 euro di cauzione».

Nessuna busta, a quel punto il Comune decide di passare alla procedura negoziata, affidando il locale direttamente alla Dream Lair. «E lì sono iniziati i guai — afferma Dall’Aglio —: abbiamo firmato l’assegnazione provvisoria e, quando ci hanno consegnato le chiavi, io mi sono licenziato per fare partire il progetto». Due mesi dopo, l’amministrazione è nuovamente cambiata e la vicenda subisce un nuovo stop. «È tutto bloccato da un anno — dice Dall’Aglio — non ci hanno restituito nemmeno la cauzione al bando andato deserto. Se Checchi ci avesse scritto, non avrei registrato di nascosto le conversazioni avvenute durante un nostro incontro. Se c’è un problema legale, mi scriva qual è. Ho sentito i miei avvocati: secondo una sentenza della Corte di Cassazione, quando un cittadino si sente vittima di soprusi può usare questi mezzi per avere delle risposte. E io l’ho fatto. Ora speriamo di arrivare alla conclusione di questa odissea».

patrizia.tossi@ilgiorno.net