Milano, 18 settembre 2012 - E' stata chiesta la condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 40mila euro di multa e all'interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole e da ogni struttura frequentata da minori, per Gianluca Mascherpa, l'allenatore di pallavolo arrestato per pedofilia lo scorso 9 marzo che poi nell'interrogatorio di garanzia aveva dichiarato: "Sono disposto anche a sottopormi a castrazione chimica".

La richiesta di condanna è stata formulata dal pubblico ministero Giovanni Polizzi al giudice per l'udienza preliminare Andrea Salemme, nel procedimento con rito abbreviato chiesto dall'imputato 49enne dopo che nei suoi confronti era stato disposto l'immediato sulla base dell'evidenza delle prove. Davanti al gup Mascherpa ha rilasciato dichiarazioni spontanee, ribadendo la sua disponibilità a cure e addirittura a trattamenti farmacologici per reprimere i suoi istinti sessuali.

Mascherpa, un diplomato all'Iseef formalmente in pensione perché invalido civile, aveva già confessato in occasione dell'interrogatorio seguito all'arresto, parlando della sua eccitazione per le minorenni con cui chatta in internet come di una malattia per la quale è già in cura. In base alle accuse, adescava minorenni tra gli 11 e i 15 anni sul web, spacciandosi sempre per un 16enne con tanto di foto finta su diversi social network. Quindi le induceva a spogliarsi e a masturbarsi davanti a lui, oppure si filmava in diretta mentre lo faceva lui stesso, inquadrando solo le parti intime per non rivelare la propria età.

È stato incastrato dalle intercettazioni telefoniche, perché mentre chattava, le contattava anche al telefono. E risponde dunque di induzione a esibizioni pornografiche di minorenne, diversi episodi di violenza sessuale commessi online perché malgrado le ragazzine fossero consenzienti le ha ingannate spacciandosi per 16enne, corruzione di minorenne, produzione di materiale pedopornografico e violazione di una misura accessoria, vale a dire il divieto di frequentare minorenni. Perché Mascherpa, leccese che fino all'arresto viveva a Milano con la mamma, era già stato condannato in passato a Firenze e a Genova per abusi sessuali su minori commessi al telefono.

Non poteva dunque lavorare come istruttore di pallavolo. "Non ho pensato di violare la misura interdittiva", aveva dichiarato a marzo, sostenendo di non aver mai abusato delle allieve della squadra under 14 anni che allenava.
"Ho sempre rifiutato incontri di persona - aveva spiegato -. È nel virtuale che purtroppo scatta in me un meccanismo di eccitazione".

Ancora oggi in udienza l'istruttore ha ribadito, dunque, la richiesta di essere trasferito da San Vittore al carcere di Bollate, dove sono previsti trattamenti sui cosiddetti sex offenders e dove lavora il professore che già lo segue, Paolo Giulini. E non è escluso che Salemme, in occasione della sentenza prevista per il 3 ottobre, acconsenta. Nel frattempo oggi hanno discusso davanti al gup oltre al pm, anche il legale di una delle presunte vittime, una 14enne di Como che rappresentata dai genitori si è costituita parte civile nel procedimento chiedendo un risarcimento del danno subito, sia il difensore, l'avvocato Andrea Marini.

Quest'ultimo ha chiesto al gup di assolvere il suo assistito dall'accusa di produzione di materiale pedopornografico citando giurisprudenza che lo prevede quando la finalità non è la divulgazione. Per quanto riguarda l'imputazione di violenza sessuale, il legale ha chiesto l'applicazione del minimo della pena, con la concessione delle attenuanti generiche in virtù dell'atteggiamento collaborativo di Mascherpa e della manifestata volontà di farsi curare.