Milano, 10 febbraio 2012 - Sono stati assolti dal gup, ''perchè il fatto non sussite'', due assistenti sociali e un educatore che erano in servizio nel centro socio-sanitario di San Donato Milanese (Milano), quando un bimbo di 9 anni, nel febbraio del 2009, venne ucciso con un colpo di pistola e numerose coltellate dal padre, Mohammed Barakat.

Erano accusati di concorso omissivo colposo in omicidio doloso, perchè non avrebbero preso le ''opportune cautele nella gestione del rapporto padre-minore''.

 

IL DOLORE DELLA MADRE - “È uno scandalo”, “si è negata la verità”, “queste persone sono responsabili della morte di mio figlio. La loro condanna non me lo avrebbe restituito, ma l’assoluzione fa sì che possano fare ancora del male. Sono a piede libero e lavorano ancora con dei bambini”. Trattiene a stento le lacrime Antonella Penati, la mamma di Federico Shady Bakarat, dopo la sentenza di assoluzione per i due assistenti sociali e l’educatore accusati di non averne impedito l’omicidio da parte del padre.

Penati si è detta scandalizzata anche da quanto detto dal procuratore aggiunto Piero Forno durante la propria discussione, la scorsa udienza, prima di chiedere al gup l’assoluzione degli imputati. Il procuratore ha sostenuto che purtroppo gli imputati non potevano prevedere, né impedire l’omicidio; che Yors Mahmoud Mohamed Barakat avrebbe ucciso il figlio lì o altrove; e che l’unica cosa che avrebbe salvato il piccolo, sarebbe stata per assurdo la fuga in Francia con la madre. “Il rappresentante dell’accusa in aula ha detto che se mio figlio doveva essere ucciso, sarebbe successo comunque, e che l’unica persona che poteva salvarlo era la mamma che doveva fuggire. Insomma, ha detto che dovevo compiere un reato per salvarlo".