Locate Triulzi, 13 giugno 2011 - Tre sindaci, Insieme, per non dimenticare e riuscire a tramandare, anche alle nuove generazione valori importanti come legalità e giustizia; quegli stessi valori per cui il maresciallo capo, Stefano Piantadosi ha perso la vita nell’adempimento del suo dovere. Ieri, a 31 anni di distanza dal quel tragico 15 giugno, la sua famiglia, le amministrazioni comunali rappresentanti i Comuni in cui ha svolto serivizio e i rappresentanti delle sedi locali dell’Associazione nazionale carabinieri lo hanno ricordato prima celebrando una messa in sua memoria poi, depositando una corona d’alloro sul monumento a lui dedicato, vicino al palazzo comunale.

Un accenno all’inno d’Italia, il silenzio e poi il discorso dei tre rappresentanti, Rocco Pinto, sindaco di Pieve Emanuele, Ettore Fusco primo cittadino di Opera e il vicesindaco di Locate Eugenio Cantoni che hanno sottolineato come la legalità e la sicurezza siano elementi fondamentali nella vita e nello sviluppo di una città. «Il mio grazie va a tutte le persone intervenute qui oggi – spiega la figlia del maresciallo, Emanuela Piantadosi – in questi anni sono stante tante le dimostrazioni di affetto e di stima rivolte a mio padre che, proprio in queste terre ha vissuto i suoi ultimi anni. Mi spiace aver appreso che, nei giorni scorsi il cippo a lui dedicato è stato oggetto di atti vandalici effettuati da persone che sicuramente non lo conoscevano, non ne hanno capito lo spirito e sicuramente non sono qui oggi ha ricordare l’uomo ma anche i valori che incarnava».

Invece, il suo gesto eroico è da sempre apprezzato dai rappresentanti delle istituzioni che hanno deciso di rendere la manifestazione in ricordo del maresciallo Piantadosi itinerante. Se l’anno scorso si è celebrata a Pieve Emanuele, con l’intitolazione della caserma dei carabinieri di via Leoncavallo al maresciallo, medaglia d’oro al merito civile, l’anno prossimo sarà la volta di Opera dove una strada prenderà il suo nome. Un nome e una figura, umana e professionale conosciuta a tutti nel Sud Milano e non solo. Infatti, Stefano Piantadosi, nato in Campania nel 1936, fu nominato nel novembre del 1970 comandante della stazione dei carabinieri di Locate Triulzi, con giurisdizione anche su Opera e Pieve; da allora ha sempre svolto il suo compito con passione e brillantezza in territori all’epoca ancora più problematici di oggi. In dieci anni si trovò quotidianamente a combattere contro rapine, furti, occupazioni abusive, affrontò incidenti stradali, sui cantieri e persino un disastro ferroviario ed un disastro aereo: un’esistenza a disposizione del prossimo, costellata di successi e riconoscimenti.

Una vita stroncata il 15 luglio 1980 quando insieme al carabiniere Motta Giovanni, durante un servizio d’ordine per una gara ciclistica che si stava svolgendo ad Opera, individuò fra gli spettatori una persona dall’atteggiamento sospetto, successivamente identificato come Zanoli Ferruccio che esibì un documento con generalità false.

Considerata la folla presente alla manifestazione, il maresciallo ritenne opportuno condurre l’uomo presso la Stazione Carabinieri di Locate Triulzi, per effettuare ulteriori accertamenti. Fece accomodare l’uomo sul mezzo militare, sul sedile posteriore con accanto il carabiniere Motta e si mise alla guida. Durante il tragitto il giovane carabiniere perquisì l’uomo che impugnò una pistola e sparò alla nuca del maresciallo freddandolo. Il mezzo finì in un campo coltivato a grano nel Comune di Locate Triulzi. Zanoli, mai catturato per l’omicidio, si accerterà successivamente, era un feroce assassino, già detenuto nel carcere di Porto Azzurro per scontare una pena di 30 anni a seguito dell’uccisione di un guardiacaccia, commessa a Paullo nel 1952. Uscito nel 1976 con permesso premio di 7 giorni, non era mai più rientrato. Non è stato più ritrovato.