San Donato, 26 aprile 2011 - È nata sotto il segno della modernità la "città del metano" di Enrico Mattei, una "company town" degli anni Cinquanta progettata con criteri innovativi e servizi considerati all’avanguardia ancora oggi. Dall’intuito geniale di Enrico Mattei è sorta Metanopoli, la città nella città. Diecimila lavoratori, sei mila abitanti e 1.200 famiglie che, 60 anni dopo Mattei, continuano a vivere immersi nel verde in una vera e propria città-giardino. "Qui a Metanopoli si vive bene, ma quando c’era Mattei c’era tutto un altro ritmo - ricorda Raffaele De Martino, ex geometra dell’Eni - il nostro quartiere è stato costruito con servizi moderni, che a quell’epoca non esistevano in un nessun altra città della zona.

Sembrava di vivere e lavorare in un parco, ora c’è il verde, ma da quando l’Eni ha dismesso il patrimonio il nostro quartiere non è più curato come un tempo". Palazzi per gli uffici dall’architettura avveniristica progettati da architetti di fama internazionale, case per i dipendenti immerse nel verde, scuole e strutture sportive per le famiglie, ambulatori e un ospedale per tutto il territorio. Per migliaia di sandonatesi quella di Metanopoli è considerata una vera e propria identità, uno stato di appartenenza tenuto unito in rete dal filo rosso di un blog. "I nostri figli sono cresciuti facendo tantissimo sport - continua Leonardo Fiore, ex dipendente Eni - avevano a disposizione piscine, campi da tennis e da calcio, perfino un centro sportivo dove si sono allenati i migliori atleti del mondo. Ricordo che negli anni Settanta ci sentivamo dei privilegiati, la presenza dell’azienda era una risorsa, nessuno l’ha ma vissuta in negativo". Un’impronta paternalistica realizzata in positivo, un modello di città che ha fatto scuola in Italia. "Gli affitti costavano pochissimo - dice Gilberto Di Marzo - quando nella zona si pagava 50 mila lire per un appartamento, a Metanopoli spendevano dai 9 alle 12 mila lire di una volta". Tutto era scandito da un ordine ben preciso, ad ogni livello aziendale corrispondeva un tipo di architettura. "A Bolgiano vivevano gli operai - continua Enzo Lapucci -, poi c’erano le case degli impiegati e le villette per i dirigenti. In via Alfonsine c’erano i negozi, il dopolavoro, lo spaccio per i dipendenti con i generi alimentari e l’abbigliamento. Era un paternalismo che ci ha consentito di vivere sereni". Mattei puntava sull’istruzione dei giovani e a Metanopoli aveva progettato le scuole dell’obbligo, i licei e gli istituti tecnico, compreso un Itis a indirizzo energetico che ancora fa scuola.

"Negli anni d’oro il quartiere era molto curato - prosegue Carlo Gianpaolo - l’Eni si occupava della sorveglianza, della cura del verde e la pulizia delle strade. Oggi non c’è più la stessa attenzione, la manutenzione del quartiere è peggiorata. Da pensionati si vive bene, però, siamo immersi nel verde, in un posto tranquillo". Conosciuta come la "città giardino", Metanopoli è oggi tutelata dai vincoli paesaggistici della Sovrintendenza per i beni ambientali. "Siamo stati noi residenti a creare il Bosco Tre Palle - racconta Remo Bressani, ex impiegato della Snam Progetti - abbiamo creato un’associazione per tutelare una parte bellissima di Metanopoli che fino a qualche anno fa era trascurata. Ci siamo battuti per il nostro bosco e ne siamo molto orgogliosi". L’ultimo tassello del sogno di Mattei si sta realizzando solo ora con l’asilo nido aziendale inaugurato in autunno e il Sesto Palazzo Uffici che sorgerà entro pochi anni, il nuovo quartier generale dell’Eni di domani.