Buccinasco, 31 marzo 2011 - A soli 15 anni ma Matteo Patti, residente a Cesano Boscone, è già una personalità di rilievo nel mondo degli scout. La sezione Cngei di Buccinasco ha deciso, dopo una dura selezione, che sarà lui a rappresentare il gruppo scout territoriale al raduno mondiale che si tiene ogni quattro anni e che vede la presenza di migliaia di delegati provenienti da tutte le nazioni del mondo: si tratta del Jamboree, che la scorsa edizione ha radunato circa 40 mila persone in Inghilterra e quest’anno si svolge dal 27 luglio al 7 agosto. Matteo frequenta il secondo anno dell’istituto alberghiero di Milano ed è uno scout convinto tanto da avere coinvolto anche il fratello minore.
Di cosa si tratta? "Il Jamboree è un raduno di scout che si tiene periodicamente in un luogo prescelto. Il nome è stato dato da Robert Baden-Powell, fondatore del movimento. L’ultimo si è svolto in Inghilterra, quest’anno è la volta della Svezia, precisamente nella parte sud a Rinkaby, vicino Kristianstad. È un’occasione unica in cui si incontrano scout provenienti da tutti i Paesi e si può imparare molto grazie ai diversi campi tecnici organizzati".

Come hai fatto a passare le selezioni? "Per poter essere scelti per prendere parte a questo evento grandioso bisogna seguire con passione e costanza l’attività scout. Una volta selezionati si partecipa ad alcuni campi in cui i capi scout testano il comportamento, il rapporto con gli altri ragazzi e con i capi, la serietà, la voglia di partecipare alle attività, la volontà e l’energia che si mette nelle missioni. Solo dopo aver dimostrato la voglia e le proprie capacità si è scelti per far parte del raduno".

Cosa ti ha spinto a diventare uno scout? "Ho iniziato a sei anni, mi ha subito appassionato questo mondo fatto di avventura, esplorazioni, gite alla scoperta del mondo che ci circonda la necessità di sviluppare capacità di sopravvivenza anche nelle situazioni più ostili".

 Come ti sei conquistato le medaglie cucite sulla camicia? "Partecipando alle attività nei campi tecnici, una volta dimostrate le proprie capacità nelle diverse discipline, i capi reparto decidono di assegnare delle medaglie, che dobbiamo cucirci noi sulla manica della camicia, che attestano la partecipazione attraverso un simbolo che richiama l’attività stessa. Per ora ne ho collezionate una decina, per esempio nelle attività di gioco di squadra, creatività, lingue e naturalmente cucina. In questo caso frequentare l’istituto alberghiero mi ha dato una mano. Una delle più complesse da conquistare è quella di pionierismo e dei nodi: il capo è molto severo, esige giustamente la perfezione".

I tuoi compagni di classe e i tuoi amici cosa pensano dell’attività degli scout? "I ragazzi hanno una mentalità troppo chiusa, spesso far parte degli scout è giudicato in maniera negativa, ma succede solo perché non si conosce la vera realtà di questo gruppo. Si pensa che sia solo natura e capanne, mentre dietro c’è un mondo di avventura e conoscenza che tanti ragazzi ignorano. Ho la fortuna di avere molti amici che fanno parte degli scout, anche tra i compagni di classe. Troppe volte assistiamo a pregiudizi o prese in giro da parte di giovani che passano magari la vita tra computer e videogiochi. A questi vorrei dire che, prima di giudicare, dovrebbero provare a far parte di un gruppo scout: si conoscono persone da tutti i paesi, attraverso uno scambio culturale impensabile in altre realtà, magari sportive. Diventare scout fa conoscere davvero il mondo".

E i tuoi genitori ti hanno sempre sostenuto in questa passione? "Sì. Non mi hanno mai obbligato a diventare scout, ma quando hanno capito il mio interesse per queto tipo di associazione mi hanno sempre appoggiato e mi sono vicini anche in questa nuova impresa"