Trezzano, sotto sfratto la Ri-Maflow

Arriva l'ufficiale giudiziario nella fabbrica occupata

Tensione ai cancelli della Rimaflow

Tensione ai cancelli della Rimaflow

Trezzano sul Naviglio (Milano), 20 settembre 2018 - I lavoratori di  Ri-Maflow sono rimasti in attesa tre ore, fuori dal cancello dell’azienda di via Boccaccio. Tre ore di preoccupazione, di domande. Aspettavano di capire cosa sarebbe stato di loro dopo l’arrivo di un ufficiale giudiziario.

Si mormorava la parola «sfratto», poi «sgombero», ma poi alzavano le spalle. «Non abbiamo alcun contratto, non c’entriamo nulla con chi ha in leasing l’immobile, non c’è nessuna denuncia: in base a cosa ci dovrebbero sfrattare?», si chiedeva Gigi Malabarba, responsabile dell’associazione Occupy Maflow che ha ridato vita alla fabbrica un tempo leader nella produzione di componenti per auto, poi caduta in fallimento sei anni fa. Da allora, i lavoratori hanno creato una cittadella dei mestieri, allestendo all’interno dei capannoni laboratori artigianali. Lo sfratto che doveva essere eseguito questa mattina, alla presenza delle forze dell’ordine, in effetti era indirizzato a Virum, società immobiliare che aveva il leasing con la proprietaria, UniCredit. In pratica, Maflow versava l’affitto alla Virum che a sua volta li doveva dare a UniCredit. Ma Virum «è sparita da tempo, si è volatilizzata», ricordano gli operai. La banca però rivuole l’area. Ieri l’ufficiale giudiziario ha sentito legali e lavoratori e constatato che effettivamente Virum non c’era. Ma lo sfratto, sebbene configurato con altra forma legale, va fatto anche per chi sta occupando i capannoni. L’ufficiale ha deciso di prendere tempo per fare l’inventario di tutto e consentire ai lavoratori di portare avanti un tavolo già avviato in Prefettura per l’acquisizione dell’area. Pare infatti che ci sia un imprenditore interessato «al progetto sociale», confermano gli operai che chiedono di potersi risedere in fretta al tavolo con UniCredit per trovare una soluzione.

Cìè tempo ma non troppo: il 28 novembre l’ufficiale tornerà e questa volta lo sfratto sarà esecutivo. «Che tempismo – ironizzano i lavoratori –: UniCredit non ci ha mai denunciato per occupazione abusiva. Come mai? Forse perché gli fa comodo avere chi fa manutenzione in immobili che nessuno comprerebbe mai e vogliono far vedere ora di essere estranei a quello che è successo a Massimo». Si riferiscono all’inchiesta su traffico illecito di rifiuti che ha portato all’arresto a fine luglio del presidente della coop Ri-Maflow, Massimo Lettieri, che si proclama innocente. La conferma arriva dalla banca stessa. «UniCredit sta collaborando con le autorità al fine di rientrare in possesso del proprio immobile - fa sapere la società - anche alla luce delle attività illecite commesse all’interno dell’area e oggetto di indagini da parte della magistratura. La banca ha manifestato la propria disponibilità a incontrare i lavoratori della Ri-Maflow per trovare una soluzione e consentire di continuare l’attività in un’area alternativa». E sulla denuncia per occupazione abusiva mai presentata, i legali di UniCredit commentano: «Rivendichiamo un diritto, la denuncia non è necessaria».