Sos violenza sulle donne, a San Donato crescono le richieste di aiuto

In nove mesi 65 vittime si sono rivolte al centro di aiuto

Lo sportello di sostegno alle vittime di violenza rappresenta una risorsa preziosa

Lo sportello di sostegno alle vittime di violenza rappresenta una risorsa preziosa

San Donato Milanese (Milano), 12 marzo 2019 - ​In soli nove mesi di apertura, sono 65 le donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza per chiedere l’aiuto di un esperto. È un dato allarmante che mostra il lato peggiore del Sud-Est Milanese. Sono donne di tutte le età, dalle under 30 alle over 60: 23 hanno deciso di sporgere denuncia, per altre dieci 10 si è dovuto ricorrere all’accoglienza in strutture protette. Sono i primi dati del nuovo sportello sovracomunale del Distretto socio sanitario del territorio, un centro aperto nel maggio 2018 proprio a San Donato. «L’intero distretto del Sud-Est Milano ha fatto squadra dando vita a una rete antiviolenza che, dalla scorsa primavera, ha avviato un servizio di tutela e assistenza per le donne in difficoltà - spiega il sindaco di San Donato, Andrea Checchi -. Il tema della violenza di genere si lega a doppio filo con quello dell’intolleranza. In entrambi i casi, le diversità di sesso o di cultura invece di essere interpretate come un valore diventano pretesto di odio, che spesso sfocia in atti violenti». Episodi di violenza anche a San Donato. «Sono stato colpito profondamente - entra nel dettaglio il sindaco - dalle vicende di due persone legate alla nostra città. La prima è quella di una donna, nostra concittadina, che a fine febbraio è finita in ospedale con 40 giorni di prognosi dopo aver ricevuto un colpo in pieno volto dal compagno, ora indagato per lesioni volontarie. La seconda è la storia di Bakary, bersaglio di messaggi razzisti vergati sotto casa sua da ignoti nel cuore della notte. Questi due episodi di violenza e intolleranza ci raccontano quanto lavoro ci sia ancora da fare anche nel nostro territorio».

Il centro antiviolenza offre alle donne l’aiuto di personale qualificato (avvocati, assistenti sociali, educatrici, psicologi, tutti di sesso femminile), pronto ad assisterle e ad avviare, gratuitamente e garantendo la riservatezza, un percorso personalizzato per superare la violenza, che nei casi più delicati potrà portare alla tutela attraverso il trasferimento in strutture protette gestite dalla Fondazione Somaschi. Il servizio - curato dalla Casa di accoglienza delle donne maltrattate (Cadmi) - è contattabile telefonicamente al numero 02.365.27.138. Le operatrici valuteranno la situazione, fissando un appuntamento negli orari di apertura del centro (lunedì e giovedì dalle 14 alle 18, martedì dalle 13 alle 17, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 14), la cui ubicazione non viene volutamente diffusa per tutelare la privacy e la sicurezza delle future utenti.