Trezzano, i lavoratori: "Adesso facciamo Ri-Maflow 2"

I lavoratori sognano di poter creare 330 posti di lavoro. ieri rinviata l'udienza in Tribunale

Gli artigiani della cittadella e i simpatizzanti davanti al Tribunale

Gli artigiani della cittadella e i simpatizzanti davanti al Tribunale

Trezzano (MIlano), 22 gennaio 2019 - Hanno sfidato il freddo. Per ore hanno atteso, ai piedi del tribunale milanese, il termine dell’udienza preliminare che avrebbe dovuto decidere l’avvio del maxi processo o l’accoglimento delle soluzioni proposte dagli indagati, relative all’operazione dei carabinieri e degli uomini della Dia che, a a fine luglio, hanno sgominato una presunta associazione di imprese finalizzata al traffico illegale di rifiuti e alla creazione di discariche abusive in Lombardia. Questa risposta, ieri, non c’è stata. Tutto è stato rimandato all’11 febbraio. E anche in quell’occasione, i lavoratori Ri-Maflow, gli artigiani della cittadella e i simpatizzanti di questa realtà torneranno. Organizzeranno un’altra presenza silenziosa, solo per far sentire il loro affetto e l’appoggio al loro compagno di viaggio, Massimo Lettieri, il presidente, e quindi legale rappresentante di Ri-Maflow, una delle cooperative coinvolte in questo business del riciclo.

Come gli altri imputati, in un processo che vede tutti gli operatori coinvolti procedere di pari passo, anche per Massimo Lettieri è stato chiesto il patteggiamento. Una decisione non presa a cuor leggero e che, in qualche modo, turba i lavoratori e gli artigiani che hanno creduto in Ri-Maflow, il progetto sociale che attraverso un percorso di autogestione, vuole assicurare lavoro e dignità alle vittime di un sistema che vede premiare il profitto a discapito di occupazione e uguaglianza sociale.

«Avremmo voluto rivendicare il “reato” di aver voluto lavorare anche senza le autorizzazioni, perché questa è la situazione derivante dall’occupazione “illegale” della fabbrica. E quindi anche pagare per questo. Ma rifiutando di essere considerati criminali e autori di traffici», ha detto Gigi Malabarba nel suo invito a partecipare e dare il supporto a Lettieri, prima sindacalista e poi presidente di un progetto che ha permesso ai 20 soci lavoratori iniziali, di offrire oltre 200 posti di lavoro.

«Non sappiamo come il Gip valuterà le proposte del Pm, ma sappiamo, perché tutti gli avvocati l’hanno detto senza dubbio alcuno, che Massimo non potrebbe sostenere per anni un processo di questa natura da solo».Del resto, a Ri-Maflow sono abituati a stringere i denti e a lottare. Lo hanno ribadito anche a novembre quando sono riusciti a far slittare lo sgombero dal capannone di via Boccaccio. «Ora, abbiamo bisogno di Massimo per proseguire il nostro sogno e dare vita a RiMaflow 2 – spiega Luca Federici, dai primi anni in prima linea – Dopo sei mesi di galera, dopo l’applicazione della misura dei domiciliari la nostra priorità e garantire a Massimo la libertà. Abbiamo bisogno tutti che si volti pagina, che si torni al lavorare, a portare avanti il nuovo progetto».

Grazie al supporto di associazioni, imprenditori e Banca Etica, che hanno creduto nel progetto, è stata formalizzata in questi giorni la proposta d’acquisto per il nuovo capannone nel quartiere Morona. Da qui partirà il nuovo sogno che attraverso la cittadella equosolidale, il liquorificio, il fuori mercato e altre attività artigianali, ha l’obiettivo di portare la manifattura a Trezzano e dar vita a 330 posti di lavoro.