Relazioni, mail, anomalie: tutte le tappe del caso stocco

Corsico, l'analisi della bufera che ha portato alle dimissioni degli assessori fatta dalla commissione d'indagine del Comune

L'assessore dimissionario Giacomo Di Capua

L'assessore dimissionario Giacomo Di Capua

Corsico (Milano), 9 febbraio 2017 - È stata ripercorsa giorno per giorno. Sono partiti dal 29 giugno e sono arrivati al 18 ottobre 2016. La vicenda del caso stocco è passata sotto la lente della commissione d’indagine interna al Comune, formata per mettere in luce "atti e comportamenti inerenti la concessione del patrocinio Sagra dello Stocco di Mammola", il festival calabrese che ha fatto finire nella bufera la giunta guidata da Filippo Errante (coalizione centrodestra) perché organizzata, tra gli altri, dal genero di un boss della 'ndrangheta.

Troppo clamore aveva suscitato la concessione di quel patrocinio, tanto da sollevare polemiche non solo all’interno del consiglio comunale. Era giunta anche all’orecchio di Rosy Bindi che aveva voluto sentire il primo cittadino durante la seduta milanese della commissione parlamentare antimafia. Era il 19 gennaio ed era calato il silenzio sulle vicende corsichesi: nessuno apriva bocca, "fino al termine delle procedure della commissione interna per rispetto istituzionale", dicevano da maggioranza e opposizione.

Il termine è arrivato: durante il consiglio comunale di martedì, il presidente della commissione Roberto Masiero ha letto la ricostruzione. Una seduta fiume iniziata con la riconsegna delle deleghe di tutti gli assessori. Tutti tranne il vicesindaco Silvia Scurati (Lega Nord) nominata poche settimane fa.

Il racconto inizia con l’assessore Maurizio Mannino (Forza Italia) che a fine giugno porta all’ufficio Suap la brochure che pubblicizza il festival. Lo sportello non rileva criticità. Si passa poi a una serie di mail tra gli uffici comunali e l’azienda organizzatrice per perfezionare le richieste di occupazione di suolo pubblico, di installazione della tensostruttura e di varie modifiche da apportare al manifesto.

La richiesta di patrocinio passa dallo sportello Suap, di competenza dell’ex vicesindaco Flavia Perrotta che si è dimessa proprio nei giorni di fuoco, agli uffici dell’assessore Giacomo Di Capua perché voleva "organizzare un evento più grande, coinvolgendo il quartiere".

In questa fase (siamo a fine settembre) salta fuori una mail, inviata da un funzionario del Comune, che afferma: "Esagerato inserire i nomi degli assessori sul manifesto, visto che è un’iniziativa di privati". S'inserisce anche un dirigente che, in un’altra mail, lascia intendere come inopportuno l’inserimento dei nomi perché potrebbe scatenare polemiche. Il messaggio che mette in guardia gli assessori non viene però inviato al sindaco. "Se l’avesse inviata anche a me forse non saremmo qui", ha precisato Errante.

Undici le anomalie rilevate dalla commissione. La prima: il forzato passaggio di competenze, dallo sportello Suap agli uffici di Di Capua. Uno spostamento che avrebbe influito sui controlli. C’è pure l’inopportuna presenza delle firme degli assessori, anche se Mannino aveva dichiarato di non voler comparire. Infine l’incongruenza tra le fonti: c’è chi dice che il sindaco ha approvato quel volantino, ma lui risponde di no.

Si chiude il capitolo caso stocco? Forse. Una cosa è certa: la relazione è stata votata all’unanimità. Facciamo l’alba, diceva qualcuno. La luce che il sindaco aspetta, lui che non vede l’ora di uscire dal buio con una nuova squadra e buttarsi alle spalle la pagina nera della sua amministrazione.