San Giuliano Milanese (Milano), 15 marzo 2018 - Case e sfratti, va in scena una nuova protesta. Dopo quello del 6 febbraio, un secondo presidio anti-sfratto è stato organizzato ieri mattina in via Menotti Serrati 4/a, dove gli attivisti di diversi sindacati e comitati per la casa si sono ritrovati per dare sostegno a una famiglia marocchina, con una bimba epilettica, che rischia di finire in mezzo a una strada. Lo sgombero è stato poi rinviato, ma durante il picchetto non sono mancati momenti di tensione, quando i manifestanti si sono asserragliati davanti ai cancelli del palazzo per impedire che vigili e carabinieri potessero far irruzione nell’appartamento dei nordafricani. A causa di un periodo di cassa integrazione, la famiglia di Mourad Medkori, magazziniere, si è trovata in difficoltà nel corrispondere le rate dell’affitto. Così i proprietari dell’immobile, preso in locazione sul libero mercato, hanno avviato le pratiche per allontanare gli inquilini.
«Siamo preoccupati e viviamo una situazione di continua incertezza, con gli scatoloni fatti per metà - afferma il capofamiglia sotto sfratto -. Chiediamo almeno di poter finire l’anno scolastico e di avere un’assistenza per la piccola epilettica, che va tenuta sotto controllo». L’episodio riporta in primo piano il problema della casa, un tema sempre attuale a San Giuliano, dove mediamente vengono eseguiti tra i 60 e i 70 sfratti all’anno. In una città ad alta emergenza abitativa, stranieri e anziani sono solo alcune delle categorie più disagiate.
«Gli affitti sul mercato libero sono molto elevati e non c’è nessun organismo che si preoccupi di fare da calmiere. Manca la volontà politica di affrontare la questione, a farne le spese sono gli operai e i ceti meno abbienti», è il commento di Daniele Totaro, del sindacato Sol Cobas. «Il problema è tangibile - fa eco Gino Marchitelli, segretario locale di Rifondazione Comunista -. Per questo nella nostra sede di via Marconi 38 abbiamo messo a disposizione dell’Unione Inquilini uno spazio, per organizzare uno sportello di contatto col pubblico. Il servizio sarà presente ogni 15 giorni».
E mentre il caso della famiglia Medkori è stato segnalato ai servizi sociali, c’è chi chiede un intervento forte, a partire dal Comune, per frenare l’emorragia. «In una città, dove mancano gli alloggi popolari perché quelli di Genia sono sotto sequestro, bisogna prevedere un welfare alternativo - dice Gonzalo, di Asia-Usb Milano -. Bisogna requisire le case vuote: in un contesto di emergenza, il sindaco lo può fare».