Senegalese ucciso a Corsico, il killer confessa: "Ucciso perché infastidiva la mia donna"

Il 47enne Fabrizio Butà, già finito in carcere per un altro omicidio, si costituisce in caserma. Arrestata anche la compagna

Carabinieri sul luogo del delitto. Nel riquadro, la vittima

Carabinieri sul luogo del delitto. Nel riquadro, la vittima

Corsico (Milano) 18 giugno 2018 – Si è presentato in caserma verso le dieci di sera, 24 ore dopo aver sparato dieci colpi di pistola per uccidere il senegalese Assan Diallo sabato sera, freddato in via delle Querce. Si è costituito e ha confessato tutto: Fabrizio Butà, 47 anni, di origini calabresi ma a Milano da sempre.

È stato lui a puntare la calibro 9 al petto e alla testa del senegalese. Poi ha nascosto la pistola nella cantina della compagna 36enne, con cui conviveva a casa della madre, sempre al quartiere Lavagna dove è avvenuto l'omicidio. “Assan infastidiva la mia fidanzata, le chiedeva continuamente soldi, anche pochi euro”. Un atteggiamento insopportabile e “irrispettoso” per Butà che ha chiamato Diallo sabato sera per dirgli di smetterla. Ne è nata una lite al telefono, conclusa dal senegalese con un invito a venire “qui e la sistemiamo faccia a faccia la questione”. Butà ha dato appuntamento al 54enne e l'ha colpito con dieci proiettili. A tutta la scena ha assistito la compagna. Butà si era già trovato nei guai nel 1998, quando ha ammazzato a Milano Domenico Baratta con un colpo di fucile a canne mozze. Per quell'omicidio era uscito dal carcere nel 2013, ma il 47enne era già stato in galera per rapina e armi.

L'uomo aveva detto che aveva sbagliato persona, scambiandolo per un ragazzo che lo aveva ferito durante una rissa. Ora le accuse sono pesantissime: all'omicidio si aggiunge il possesso dell'arma con matricola abrasa e 70 grammi di droga trovati nella cantina della compagna. Butà si è presentato dai carabinieri della compagnia di Corsico, guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola, confessando tutto. È finito a San Vittore, insieme alla compagna accusata di favoreggiamento e detenzione dell'arma e della droga, nascoste nella sua cantina.