Cerro, il Comune chiede le analisi sull'area dell'ex Saronio

Il perimetro della zona sarà delimitato

L'ex Saronio

L'ex Saronio

Cerro al Lambro (Milano), 31 gennaio 2017 - Saronio, via alla perimetrazione dell’area critica e alle analisi dei terreni. Intanto, il Comune di Cerro si dice disponibile ad acquisire, a titolo gratuito, il sito militare della ex fabbrica chimica, «prima però vogliamo sapere cosa si nasconde là sotto», avverte il sindaco Marco Sassi. Case e aree verdi potrebbero sorgere, dove un tempo si producevano nebbiogeni ed esplosivi. E' uno spèiraglio verso la riqualificazione quello che si è aperto riguardo al sito miliare della ex Saronio, il distaccamento cerrese dell’azienda di Melegnano, nata negli anni Venti e dismessa nel 1966, dopo aver conosciuto la massima fioritura durante il Fascismo. Nello stabilimento di Cerro la Saronio produceva armi chimiche per l’esercito. Ora quel terreno, un’area di oltre 45mila metri quadrati nella frazione di Riozzo, a poca distanza dalle case che sono sorte nel frattempo, è stato inserito nel piano di caratterizzazione che in un primo momento era stato previsto per la sola Melegnano, quartier generale della ex chimica. Approvata dal tavolo di lavoro coordinato da Regione Lombardia, la caratterizzazione rappresenta un’indagine conoscitiva, con l’esecuzione delle analisi per l’individuazione di eventuali sostanze inquinanti. Un passaggio preliminare alla bonifica, soprattutto se i carotaggi dovessero confermare la presenza, nel sottosuolo, di materiali inseriti nel protocollo Saronio.

«Finalmente sapremo cosa c’è in quel terreno – commenta il sindaco -. L’indagine ambientale ci consentirà di avere informazioni che ad oggi non abbiamo mai avuto e che sono indispensabili per capire se convenga acquisire il sito. Il Ministero della Difesa (proprietario dell’area, ndr), ha eseguito alcuni anni fa delle analisi, i cui risultati tuttavia non sono mai stati resi noti». Inutilizzata e inaccessibile, la zona militare è una ferita aperta nel territorio del Sud Milano. Sono in molti a invocarne un rilancio. "Quella zona è abbandonata da decenni, l’occasione che ci si presenta potrebbe essere risolutiva - dice ancora Sassi -. Se dovessimo entrare in possesso del sito, non escludiamo una partnerhip coi privati per arrivare a una riqualificazione. Il Comune da solo non potrebbe farsi carico dei costi di bonifica e sistemazione».

L’area potrebbe essere lottizzata e trasformata in un comparto residenziale, con case e servizi. Un programma che potrà realizzarsi solo nel lungo periodo, ma che comunque accende una luce sulla strada di un possibile recupero. Fondata nel 1926 da Piero Saronio, l’azienda chimica di Melegnano e Cerro arrivò a impiegare, nei tempi d’oro, oltre 2mila lavoratori. Fu lo stesso Mussolini a visitarne gli stabilimenti e ad additare la fabbrica come esempio di «italica autarchia». Nel Dopoguerra l’azienda fu autorizzata a confezionare prodotti farmaceutici. Il meccanismo iniziò a scricchiolare quando alcuni enti per la tutela ambientale accusarono la Saronio di episodi d’inquinamento ed espansioni non autorizzate. I proprietari decisero allora di cedere l’attività, che nel 1963 venne assorbita dalla Montecatini. Le lavorazioni proseguirono per qualche anno, poi si arrivò alla chiusura. Ribattezzata "la fabbrica dei veleni”, la Saronio è ritenuta responsabile di numerosi decessi per tumori alla vescica, una patologia che si è riscontrata di frequente fra gli ex operai dell’azienda. Per questo sono in molti, sul territorio, a chiedere l’avvio di un’indagine epidemiologica, in aggiunta al piano di caratterizzazione.