San Giuliano, un monsignore da record

A 94 anni monsignor Alfredo Francescutto dice messa e pensa al futuro

L'inossidabile monsignor  Alfredo Francescutto

L'inossidabile monsignor Alfredo Francescutto

San Giuliano Milanese (Milano), 17 maggio 2018 - Nella sua lunga carriera di religioso, ha conosciuto tre Papi ed è stato 137 volte in Terra Santa. E ora, a quasi 94 anni, dice ancora Messa e confessa i fedeli. Monsignor Alfredo Francescutto è arrivato a festeggiare i 70 anni di sacerdozio. Un traguardo invidiabile che verrà celebrato martedì, alle 21, nella chiesa di San Giuliano Martire, dove il monsignore co-officerà una funzione, insieme ad altri sacerdoti. L’iniziativa sarà anche l’occasione per una raccolta di fondi da devolvere all’ospedale «Bambino Gesù» di Betlemme.

Classe 1924, nato da una famiglia di origine friulana trapiantata a Milano, Francescutto è stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1948 dal beato cardinale Schuster. «Ho sempre saputo che sarei diventato prete – racconta - per me è stato un percorso costante e lineare, dal mio ingresso nel seminario del Duomo fino alla facoltà di teologia. La mia famiglia mi ha sostenuto in questa scelta. La prima messa l’ho celebrata alla parrocchia della Bicocca a Milano, lo stesso quartiere dove mio padre lavorava come operaio alla Pirelli. Poi sono stato assegnato a Caponago, dove sono rimasto per 19 anni». Ma la storia del religioso si snoda soprattutto nel Sud Milano, dov’è stato per 34 anni parroco della basilica minore di San Giovanni Battista, a Melegnano. «Melegnano ha una storia e una tradizione radicate, un laicato molto preparato – ricorda -. Lì ho avuto un ottimo rapporto anche coi ragazzi, per i quali organizzavo delle novene natalizie molto partecipate, con canti, gesti e colori. Fra oratori e scoutismo, abbiamo lavorato bene. Proprio sotto la mia gestione, nel 1992, la chiesa di San Giovanni ha ricevuto il titolo di basilica minore». Dal 2001 Francescutto vive a San Giuliano, dove opera in aiuto alla parrocchia di San Giuliano Martire, la principale comunità ecclesiastica locale.

«La città è multietnica, il tessuto sociale variegato – dice -. Gli oratori si confermano un punto di riferimento speciale perché accolgono tutti, anche ragazzi di fedi diverse». L’abitazione del monsignore, nel cuore della città, è piena di ricordi, dalle foto con Paolo VI, Wojtyla e Papa Francesco fino agli oggetti che richiamano gli innumerevoli pellegrinaggi in Terra Santa: rotoli della Torah e pietre delle 12 tribù d’Israele. Ognuno di quei cimeli è legato a un ricordo, a una situazione particolare. «Quella terra – racconta - è ricca di luoghi affascinanti e ancora intatti, rimasti com’erano milioni di anni fa. Un esempio? Il deserto di Giuda e il mare di Galilea, dove a volte si rischia di essere sorpresi dalle tempeste, come quelle descritte nel Vangelo». «Dopo il Concilio Vaticano II è cambiato tutto, dalla liturgia al rapporto coi fedeli. Il Concilio è stato un grande dono. Annunciare il Vangelo nelle situazioni concrete: è questa la sfida da affrontare per la Chiesa di oggi e quella del futuro».