San Giuliano, i lavoratori dell'Artoni senza stipendio né speranze

Il noto marchio della logistica e dei trasporti da un anno in amministrazione controllata a causa delle pesanti perdite. Un grido disperato che è stato ora raccolto dal Movimento 5 Stelle

Il grido disperato dei lavoratori è stato raccolto da Nicola Aversa

Il grido disperato dei lavoratori è stato raccolto da Nicola Aversa

San Giuliano Milanese (Milano), 25 marzo 2018 - ​«Qui i lavoratori piangono, siamo senza stipendio e senza speranze per il futuro». Questa la protesta dei dipendenti della filiale sangiulianese della Artoni, noto marchio della logistica e dei trasporti da un anno in amministrazione controllata a causa delle pesanti perdite. Un grido disperato che è stato ora raccolto dal Movimento 5 Stelle: «Stiamo seguendo da tempo la complessa vicenda della Artoni», spiega Nicola Aversa, consigliere comunale a San Giuliano. «Insieme al senatore Daniele Pesco e al deputato Davide Tripiedi, rappresentanti di questo territorio, mi sono sentito in dovere di incontrare i dipendenti e capire le loro istanze. È necessario mantenere alta l’attenzione pubblica. A nostro avviso, alle vicende dello stabilimento di San Giuliano Milanese andrebbe dato più risalto per la gravità dei fatti che vede coinvolti in maniera negativa in primis i lavoratori, che si trovano a dover pagare per colpe non loro e che non ricevono da diversi mesi il pagamento della cassa integrazione prevista».

Sono rimasti in 15 i lavoratori che risultano ancora assunti, mentre in tempi pre crisi lo stabilimento impiegava, fra dipendenti e indotto, più di 500 persone, circa 3.500 a livello nazionale. La situazione finanziaria e patrimoniale del gruppo Artoni non lascia scampo, con perdite per 56 milioni di euro. Sfumate da tempo le trattative per l’acquisizione delle filiali, che avrebbero garantito i posti di lavoro in essere, un contratto di affitto di 14 filiali su 39 stipulato dal gruppo Fercam di Bolzano ha dato un po’ di ossigeno a molti dei lavoratori coinvolti. Il contratto di affitto, però, si concluderà il prossimo 31 marzo con ulteriori conseguenze nefaste sull’occupazione.

«Non sappiamo più dove sbattere la testa», lamenta Marcella Micelli, una dei 15 dipendenti che ancora animano uno stabilimento ormai sempre più considerato un contenitore vuoto, senza ordinativi. «Non solo abbiamo difficoltà nel recepire la cassa integrazione straordinaria: veniamo minacciati di licenziamento se accettiamo lavori a chiamata presso altre ditte di logistica. In qualche modo, però, a fine mese dobbiamo arrivarci. Da tempo chiediamo che l’Azienda renda noto il programma dell’amministrazione straordinaria. Vogliamo capire se ci sono manifestazioni di interesse, come ci è stato riferito, e in quel caso perché le trattative non vengono portate avanti. Il 31 luglio finirà la cassa integrazione straordinaria e saremo tutti a casa senza ammortizzatori e senza speranza di riassunzioni. Abbiamo bussato a tutte le porte invano, speriamo ora che il Movimento 5 Stelle possa aiutarci». «Stiamo preparando una mozione - annuncia Nicola Aversa - da discutere in consiglio comunale, non solo a San Giuliano ma in tutti i Comuni dove sono presenti gli stabilimenti della Artoni. Il futuro occupazionale dei lavoratori deve essere tutelato».