'San Donato 2030', qui il futuro è sostenibile

Dal Sesto Palazzo Eni dell’archistar Thom Mayne alla rinascita di Parco Mattei e Pratone. Il sindaco svela gli obiettivi del decennio

Il Sesto Palazzo segnerà l’ennesima svolta urbanistica di San Donato

Il Sesto Palazzo segnerà l’ennesima svolta urbanistica di San Donato

San Donato (Milano), 13 gennaio 2020 - Dalle torri di Kenzo Tange che svettano sullo skyline del Quartiere Affari al cantiere dell’archistar Thom Mayne, che con la costruzione del Sesto Palazzo Eni sta segnando un nuovo punto di svolta per la città. San Donato si prepara a guardare al 2030 con un piano urbanistico che punta alla sostenibilità, dopo due decenni contraddistinti da pietre miliari dell’architettura. San Donato è sempre stata all’avanguardia, fin dal 1950 quando Mattei fece posare la prima pietra di Metanopoli, prima Company Town italiana, oggi vincolata a “città giardino” dalla Soprintendenza. Ma anche il Primo Palazzo Eni, disegnato sempre negli stessi anni da Marcello Nizzoli e Giuseppe Mario Olivieri. A raccontare il passato e fare il punto sul futuro è il sindaco Andrea Checchi. "Il Sesto Palazzo - spiega il primo cittadino - è il tema che più ha riscaldato il dibattito politico. Dal punto di vista urbanistico, rappresenta il lascito ai sandonatesi del decennio appena concluso".

Il Sesto Palazzo è in costruzione in via De Gasperi, sull’area degli ex laboratori Eni e, più in generale, "nel contesto rigenerato dell’asse di via Battisti, che negli ultimi anni ha visto la sostituzione di un polo industriale e di una stazione elettrica con edifici residenziali di pregio". Un complesso di tre edifici costituirà il cuore del Campus Eni: un palazzo di 11 piani, l’Icon, che sarà collegato con un ponte coperto al secondo, il Landmark, un building di nove piani dalle facciate inclinate. A chiudere il triangolo sarà lo Skygarden: due corpi di fabbrica a dieci e quattro piani, coperti da un tetto verde. Il 2020 sarà l’avvio di un nuovo percorso. "Se il palazzo firmato dall’archistar Thom Mayne segnerà dal punto di vista urbano la nostra città, come ha fatto negli anni Novanta un altro grande architetto come Kenzo Tange con il Quartiere Affari - aggiunge il sindaco -, è lecito domandarsi cosa resterà di questi anni Venti e come sarà San Donato nel 2030. Su questo abbiamo una serie di certezze che sono la base su cui stiamo già lavorando per dare concretezza alla nostra idea di città. Immaginiamo una città a misura d’uomo, in cui l’elemento umano e il rispetto per l’ambiente siano le direttrici che guideranno le nostre scelte".

La parola d’ordine sarà sostenibilità. "Un tema deflagrato a livello globale negli ultimi mesi - sottolinea Checchi -, evidenziando la necessità di un cambio di passo. E in questi sette anni di governo abbiamo cercato di realizzarlo. La riqualificazione di Certosa e via Kennedy, la nascente ciclabile che unirà San Donato a Peschiera e lo stesso tanto vituperato piano sosta sono azioni che mostrano la nostra attenzione". San Donato sta facendo rete con i Comuni del territorio per lavorare al futuro del territorio. E il 2020 sarà l’anno del nuovo Pgt. "Agli anni Venti - preannuncia Checchi - affideremo il compito di restituire alla città luoghi di vita condivisa rimasti a lungo ai margini, come piazza della Pieve e la Campagnetta, e di rilanciare due fulcri cittadini: il Parco Mattei e il Pratone". Due nodi critici per la città, qu esti ultimi, punti centrali che hanno subito diverse battute di arresto e provocato una levata di scudi tra i cittadini. Il Parco Mattei è stato contraddistinto da una lunga gara di appalto rimasta bloccata per due anni e alla fine sospesa dopo due procedimenti di verifica da parte dell’Anticorruzione, mentre il futuro del Pratone - acquistato da un gruppo statunitense - è ancora una incognita.