Cesano Boscone, alla Sacra Famiglia la protesta delle mutande

I lavoratori espongono indumenti intimi come simbolo dei forti tagli di stipendio previsti dai nuovi inquadramenti contrattuali

Sacra Famiglia, la protesta delle mutande

Sacra Famiglia, la protesta delle mutande

Cesano Boscone (Milano), 20 gennaio 2020 - È partita la “lotta delle mutande”. Ieri notte i lavoratori della Sacra Famiglia che da giorni presidiano l’Istituto hanno esposto decine di indumenti intimi e un enorme mutandone, in segno di protesta contro i tagli salariali che colpiscono circa 900 lavoratori: lo slogan è "ci sono rimaste solo le mutande". Una protesta che era stata preceduta da forti momenti di tensioni quando, mercoledì scorso durante la trattativa sul nuovo contratto c’era stato un assembramento di lavoratori, non autorizzato ed erano intervenuti i carabinieri che avevano identificano i presenti. In ballo c’è la volontà dell’azienda di applicare ai dipendenti “anziani” il nuovo contratto che avrebbe condizioni peggiorative.

Secondo Cub Sanità, questi lavoratori con il nuovo contratto andrebbero a perdere mediamente 3-4 mila euro l’anno e il loro orario di lavoro passerebbe da 36 a 38 ore, proprio quando all’orizzonte si intravede il rinnovo del contratto nazionale atteso da 14 anni. Al tavolo sono sedute, oltre all’azienda, 12 sigle sindacali ma alcune di queste fra cui i Cub non intendono accettare le nuove condizioni. "Intendono risparmiare in modo selvaggio sul costo del lavoro - spiega Walter Gelli, di Cub Sanità - e applicare anche ai vecchi dipendenti (gli ex dipendenti pubblici della Ipab Sacra Famiglia), un contratto collettivo ancor meno favorevole quello Uneba. A loro dal 2000 era stato già applicato un contratto meno favorevole (prima era quello nazionale della sanità pubblica, poi diventato sanita privata)". Peccato, aggiunge "che Sacra Famiglia si era impegnata con sindacato e lavoratori in due occasioni (2010 e 2016) a mantenere per i vecchi dipendenti il contratto Aris".

Ovvia la rabbia dei 900 lavoratori (su 1700 circa) sparsi su varie sedi e filiali in 3 regioni (Piemonte Lombardia Liguria). Il rischio è quello che decine di famiglie dipendenti, sconfinino dal limite sopravvivenza alla povertà. "Per questa ragione noi e altri sindacati (Cgil, Uil Adl) oltre a Cobas e Usi, intendiamo dar battaglia a tutto campo fino alle aule di tribunale per violazione degli accordi, al fine di tutelare le giuste attese di quegli oltre 900 lavoratori. Non ci fermeremo e se fosse necessario, occuperemo giorno e notte la chiesa interna. Con o senza le mutande". Oggi nella struttura di Cesano, che anni addietro fu scelta dall’ex premier Silvio Berlusconi per svolgere i servizi sociali a cui era stato condannato, si prevede un’altra giornata di passione: dalle 13 alle 16 è prevista infatti un’assemblea con tanto di centinaia di mutande esposte.