Pieve Emanuele, da profughi a scrittori premiati

La bella parabola di due richiedenti asilo e dei loro racconti

Paolo Festa, Evrar Ngagoum, Patrick Njinthe, Paola Battaglia ed Erminia Paoletti

Paolo Festa, Evrar Ngagoum, Patrick Njinthe, Paola Battaglia ed Erminia Paoletti

Pieve Emanuele (Milano), 5 luglio 2018 - Quando l’integrazione funziona davvero. Patrick Datchoua Njinthe e Evrar Amago Ngagoum, rifugiati politici arrivati in Italia dalla Libia con i barconi della morte, sono stati premiati per i migliori racconti scritti in italiano al concorso nazionale «Il mondo tra le dita». Ospiti della cooperativa Ezio da due anni i due giovani camerunensi, perfettamente integrati nel nostro paese, doneranno l’omonimo libro con i due scritti alla biblioteca e lo presenteranno nelle scuole cittadine. La comunità pievese può andare fiera del suo modo di fare integrazione per davvero. Lo sta dimostrando in questi ultimi due anni grazie alle molte iniziative messe in campo per spalancare le porte dell’integrazione ai suoi ospiti. E i casi di Patrick Datchoua Njinthe e Evrar Amago Ngagoum ne sono concreta testimonianza.

«La fondazione San Giovanni Bosco ha indetto questo concorso letterario che mirava a raccogliere una serie di racconti realizzati dai beneficiari dello Sprar - spiega Giusy Scortino, dello Sprar Pieve Emanuele - potevano essere racconti tradizionali o liberamente creati. Da Pieve hanno partecipato quattro ragazzi e due sono stati premiati a Ragusa su circa cento partecipanti. I racconti sono anche stati pubblicati su una raccolta».

«Sono arrivato a Trapani partendo dalla Libia su un barcone», spiega  Evrar Amago Ngagoum, 30 anni, fuggito dal Camerun perchè rischiava la vita per le sue idee (oggi è rifugiato politico). E’ l’autore del racconto “Il fantastico mondo delle farfalle”. «Il mio è un racconto di fantasia perchè prendo la vita con filosofia. Quando ero al liceo nel mio paese scrivevo testi di canzoni rap. Per questo racconto ho preso ispirazione dal mio Paese ed è dedicato a tutti i bambini del mondo. Purtroppo ora non sto lavorando e il mio sogno è trovare un impiego qualsiasi».

Due destini diversi per Evrar e Patrick, accomunati da quel barcone che li ha portati verso una nuova vita. «Il mio racconto parla di sei fratelli e di un’eredità ed ha al centro uno di loro che viene ritenuto un pazzo ma alla fine diventa un simbolo - spiega Patrick Datchoua Njinthe, 28 anni anche lui fuggito dal Camerun e arrivato in Sicilia - È un po’ la mia biografia. Oggi lavoro in un fast food e vorrei diventare un meccanico perchè è quello che ho studiato a scuola».

Quella della premiazione avvenuta a Ragusa è stata una giornata emozionante come  spiega Manuela Oliva, una delle educatrici: «Già sapevano di essere stati premiati ma quando hanno ricevuto la targa è stato un momento molto importante per loro. Fra l’altro tutti e due hanno seguito un percorso per cui uno già lavora e l’altro ha seguito dei tirocini ed ora è in cerca di un’occupazione». Tutto è partito dalla Cooperativa Ezio, presieduta da Cristina Cavataio, attiva a Pieve da 30 anni.  «Un percorso che stiamo costruendo assieme alla cooperativa Ezio - spiega il sindaco Paolo Festa - e ritengo che sia il modo corretto per ospitare persone. Ricordo quando a Pieve arrivarono 430 migranti, senza supporto, una speculazione per interessi di un gruppo alberghiero. Oggi Pieve ospita 12 persone perchè la politica dell’accoglienza non deve prevedere posti ghetto dove gli ospiti diventino numeri».