Melegnano, è Sos pescatori di frodo nel Lambro

Carpe e tinche in diminuzione, si affaccia l’ipotesi di un mercato verso Est

Pesci in calo nel Lambro e nel Vettabia

Pesci in calo nel Lambro e nel Vettabia

Melegnano (Milano), 22 ottobre 2018 - Dopo i siluri del Po, le carpe del Lambro. Il sospetto è che la pesca, non sempre regolare, che si svolge lungo le rive del fiume vada ad alimentare il commercio clandestino di specie ittiche, diretto verso i Paesi dell’Est. Il fenomeno riguarda anche il Sud Milano, dove a lanciare l’allerta sono ambientalisti e associazioni di tutela. Da anni, nei loro sopralluoghi sul territorio, gli esperti riscontrano periodiche puntate di pescatori, per lo più stranieri e non sempre dotati di licenza, che battono i sentieri di accesso alle sponde, incuranti del fatto che il corso d’acqua è inquinato e la qualità della fauna ne risente.

"Un dato è certo: nel Sud Milano il numero di pesci presenti nel Lambro, e anche nella Vettabia, è diminuito negli ultimi anni – dichiara Giorgio Bianchini, responsabile locale del Wwf -, come si può notare in diversi punti di rilevamento, dall’oasi Levadina a San Donato fino al bosco urbano di Montorfano a Melegnano. A volte lungo il fiume sono state avvisate anche barche di pescatori. Una delle ipotesi è che tutto questo contribuisca ad alimentare un mercato parallelo, uno smercio diretto all’estero".

Nel Lambro sono presenti per lo più carpe e tinche, due specie che potrebbero sommarsi ai siluri del Po, catturati con scorribande notturne da parte dei predoni d’acqua dolce, per andare a rafforzare il business del sommerso. "Talvolta a Montorfano il pescato viene consumato sul posto con grigliate e pic-nic improvvisati, che possono costituire un potenziale pericolo per l’oasi, col rischio d’incendi – racconta Erminia Mandarini dell’associazione Il Bradipo -. Fenomeni più ampi, come il commercio di frodo, sono complessi e difficili da approfondire; di certo bisognerebbe aumentare i controlli". Spesso il monitoraggio delle oasi è lasciato ai soli appassionati e volontari, mentre manca una cabina di regia che possa coordinare gli interventi e cercare di arginare l’abusivismo.

Il tutto è complicato dai regolamenti che non vietano la pesca lungo il Lambro, ma solo il consumo del pescato. Poiché le acque del fiume non sono considerate di pregio, la cattura della fauna ittica non è normata e questo alimenta un sottobosco ai limiti dell’irregolarità, dove più dei divieti vige la discrezionalità individuale. Aspetti collaterali del problema sono l’accumulo di rifiuti nelle aree vicino al fiume e il continuo calpestio "che fa sparire la vegetazione dalle sponde e le rende più franose - dicono gli esperti -. Ci vorrebbero regole più rigide e un monitoraggio costante".

Intanto si aspetta, da parte del Comune di Melegnano, l’emissione di un bando di gara per la gestione delle oasi di Montorfano e del parco Noci. Un affidamento che, almeno nelle intenzioni, porterà anche a un maggiore controllo dei due polmoni verdi.