Pantigliate, appello del padre di Potenzoni: "Chi ha scritto quella lettera esca fuori"

Dopo l'ultimo avvistamento in un monastero di Roma

Francesco Potenzoni mostra le foto del figlio Daniele

Francesco Potenzoni mostra le foto del figlio Daniele

Pantigliate (Milano), 14 ottobre 2019 - Caso Potenzoni , una lettera anonima e un avvistamento attendibile riaccendono le speranze dei familiari che corrono a Roma per seguire la nuova pista. Daniele Potenzoni, oggi 40enne, è il ragazzo autistico scomparso misteriosamente il 10 giugno 2015 mentre con un gruppo di disabili si stava recando in udienza dal Papa. Da allora, Daniele è sparito nel nulla. Vane tutte le segnalazioni ricevute nel tempo. Qualche giorno fa, però, forse la svolta: una lettera anonima indirizzata alla redazione di “Chi l’ha visto?”, programma di Rai 3, in cui veniva segnalata la presenza di Daniele a Roma, ospite del monastero di Santa Chiara, in zona Villa Pamphili.

Una monaca, di fronte a una fotografia di Daniele mostrata dalla troupe televisiva, ha dichiarato di aver visto un uomo, che aveva detto di chiamarsi Daniele, proprio il giorno prima quando, verso le 19, aveva suonato alla porta del monastero per chiedere la carità. Tanto è bastato per far correre a Roma Francesco Potenzoni, padre del ragazzo scomparso. "Ho parlato con la suora che ha fatto la segnalazione - ha dichiarato - e il suo racconto mi è sembrato più che credibile. Ha confermato che la persona che si è presentata ai cancelli è proprio il mio Daniele, se avesse potuto immaginare tutta la storia lo avrebbe trattenuto e avrebbe subito chiamato le forze dell’ordine. Io mi sto aggrappando a questa nuova pista, sento mio figlio così vicino e così lontano, mi sembra di impazzire. Nel mio cuore di padre so che è vivo. Mi appello con tutta le mie forze a chi forse sa esattamente dove si trova Daniele ma continua a tacere, in primis l’autore della lettera anonima che ci ha condotto fino a questo ultimo avvistamento". La lettera, spedita da Firenze, era firmata solamente da due impronte digitali lasciate con l’inchiostro. Tanto è bastato però per fare scattare le indagini sull’identità dell’anonimo mittente.