Omicidio di Corsico, una fiaccolata per Assane? I sindaci frenano

Si attende la fine delle indagini per evitare di dare al delitto una valenza razziale

I fiori in ricordo di Assane Diallo

I fiori in ricordo di Assane Diallo

Corisco (Milano), 21 giugno 2018 - Non c'è una matrice   razzista dietro la morte di Assane Diallo, il senegaese freddato sabato sera in via delle Querce, nel cuore del quartiere Lavagna. Ma quell’aggressione per il colore della sua pelle, subita il giorno prima che il killer, Fabrizio Butà, impugnasse un’arma automatica scaricandogli addosso un caricatore, non deve essere dimenticata. Non deve passare in secondo piano. Ne è convinta la comunità senegalese che nei giorni scorsi, oltre a fornire sostegno a Olivia Evora, la moglie della vittima, ha intrapreso relazioni con le amministrazioni comunali di Cesano Boscone e di Corsico per organizzare un momento di raccoglimento, di preghiera - con candele e fiaccole - e sensibilizzazione verso il delicato tema dell’integrazione.

Un fenomeno sempre d’attualità per gli aspetti negativi che a tratti assume. Una questione capace di dividere, ma anche di unire. Sicuramente spesso al centro di strumentalizzazioni. Guidati da Papa Dieng, il primo presidente della consulta degli stranieri corsichese, i connazionali di Assane hanno chiesto di parlare con i due sindaci. Già, perché sono due le realtà territoriali coinvolte in questa barbara tragedia: il quartiere Lavagna, a Corsico e il quartiere Tessera. È qui, nella periferia di Cesano Boscone, come ha raccontato Olivia sabato notte, quando ha visto quel corpo coperto da un lenzuolo, al di là del nastro di sicurezza tirato dai carabinieri, che è emerso, l’episodio, l’aggressione razzista. "Aveva litigato con un ragazzo che lo ha seguito fino a casa - aveva raccontato mentre lacrime di rabbia e disperazione le bagnavano il volto - aveva dei graffi e qualche livido".

Il racconto della donna, in un momento di panico, orrore e disperazione, era sceso nei particolari; aveva identificato il luogo in cui si era iniziata ala lite – il baracchino lungo la Vigevanese – e ricordava i vari tatuaggi sul corpo dell’aggressore: simboli fascisti che richiamavano Mussolini. "Lo ha aggredito per il suo colore della pelle e non era la prima volta". Il sindaco di Cesano è stato il primo a incontrare la comunità senegalese. Ma prima di patrocinare l’iniziativa, il primo cittadino in accordo con quello di Corsico, ha espresso prudenza. Le indagini sono ancora in corso e si preferisce attendere la chiusura del fascicolo. L’incontro con il sindaco di Corsico, Filippo Errante è invece previsto per questa sera. Ma la linea non sembra discostare da quella del collega cesanese.