Corsico, senegalese ucciso in strada a colpi di pistola. La moglie: "Crimine razziale"

Il giorno prima dell'agguato Assan Diallo, 54 anni, era stato seguito fino a casa dopo averlo offeso per il colore della pelle

Carabinieri sul luogo del delitto. Nel riquadro, la vittima

Carabinieri sul luogo del delitto. Nel riquadro, la vittima

Corsico (Milano), 17 giugno 2018 - “L’ho letto su Twitter. Ditemi che non è lui. Ditemi che non è vero”. Olivia, la moglie Assan Diallo, il senegalese 54enne freddato, ieri sera, in mezzo alla strada nel cuore del quartiere Lavagna è disperata. Incredula. Dopo aver finito il turno di lavoro, intorno alle 1,30, arriva in via Curiel. Il nastro bianco e rosso che i carabinieri hanno tirato per delimitare la scena del crimine la separa da quel corpo steso a terra che la donna ha paura di guardare.

Poi piange. Abbraccia la figlia. “Gli avevo detto di venire a casa, non mi ha ascoltato”. Smarrita cerca di capire cosa sia successo. “Ieri ha litigato con un uomo che l’ha seguito fino a casa. Lo aveva offeso e insultato per il suo colore della pelle”. Nel frattempo viene accompagnata in caserma per essere sentita e permettere ai carabinieri di aggiungere nuovi elementi ad un’indagine che, al momento, non esclude nessuna pista: cercando di ricostruire gli ultimi movimenti dell’uomo, le ultime telefonate, si cercano indizi o contatti con il mondo della malavita. Dopo la testimonianza della moglie, però si fa spazio anche un’altra ipotesi, quella del crimine d’odio, dell' omicidio a sfondo razziale. Nelle prossime ore, forse, si avrà qualche notizia in più. Per ora gli investigatori dovranno fare i conti con gli elementi in loro possesso: un omicidio efferato alle spalle di un bar che nei mesi scorsi è stato chiuso per le cattive frequentazioni , un quartiere dal tessuto sociale fragile, difficile e tanta omertà. Nessuno sembra aver visto e sentito nulla, stranamente le vie del quartiere sono deserte. O quasi. Dalle prime ricostruzioni i colpi sarebbero partiti da un’arma automatica: almeno sette i colpi. Due hanno colpito Assan alla testa. Altri al corpo. Insomma, un agguato in piena regola.

Un’esecuzione a bruciapelo che non ha lasciato all'uomo il tempo di reagire, di scappare o trovare riparo tra le auto in sosta. E' morto sul colpo. La notizia lascia tutti senza parole. Assan era conosciuto in Quartiere, così come al Tessera, nella vicina Cesano. Proprio lì, al baracchino che affaccia sulla vigevanese, ieri aveva litigato per il colore della sua pelle. Un caso isolati perché tutti hanno solo belle parole. “Volevamo andare via da questo paese razzista – ha detto la moglie – ora me lo hanno ammazzato”. Tutti lo ricordano come un uomo gentile, sempre elegante e mite. Scherzava con tutti e aveva parole gentili. Come tanti, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari, occupandosi di sicurezza nei locali. “Cosa può aver fatto per meritarsi questa fine?” si chiedono alcuni amici che con lui hanno condiviso bevute e qualche serata.