Corsico, sagra e 'ndrangheta: evento sospeso

L'organizzatore del Festival dello Stocco è un parente di alcuni personaggi legati alla criminalità organizzata. L'amministrazione congela l'iniziativa e si difende: "Non sapevamo nulla".

Il sindaco Filippo Errante

Il sindaco Filippo Errante

Corsico (Milano), 18 ottobre 2016 - "Subito dimissioni", urla a gran voce Luigi Salerno del Pd che ritiene "poco credibili le affermazioni del sindaco quando sostiene di non sapere nulla riguardo l’organizzazione del Festival dello Stocco". La sagra nel frattempo è stata sospesa dal Comune. Un passo indietro: sui social inizia a girare un manifesto di un evento che parla di tradizione calabra, il festival dello stocco di Mammola, una specialità meridionale a base di merluzzo essiccato. In programma per il 22 e 23 ottobre in piazza Europa, il manifesto riporta i nomi del sindaco Filippo Errante e dei due assessori Giacomo Di Capua, alla Partecipazione, e Maurizio Mannino, alle Politiche giovanili e Formazione. Per informazioni, si può contattare Vincenzo Musitano.

Un cognome che riporta alla memoria vicende legate alla criminalità organizzata locale che riguardano i fratelli dell’organizzatore, saliti agli onori della cronaca per inchieste sulla ‘ndrangheta. L’organizzatore dell’evento lavora all’interno del panificio Musipane di Corsico, intestato alla moglie Elisabetta Perre. Un altro cognome legato ad affari malavitosi. "Non potevano non sapere - commenta Roberto Masiero della lista civica Corsico per Masiero -. In ogni caso, che fossero o meno ignari del fatto, la questione ha messo, nuovamente, in cattiva luce il nostro territorio. Il sindaco si prenda le sue responsabilità e, se davvero ignaro della vicenda, è un dovere togliere le deleghe all’assessore responsabile dell’organizzazione dell’evento. E che non inizi lo scarico di colpe a funzionari e uffici: qui la responsabilità è di chi ha messo il proprio nome sul manifesto".

Dello stesso parere Salerno: "La delibera di giunta ha concesso il patrocinio all’iniziativa: non potevano non sapere. In ogni caso, le dimissioni sono doverose, sia da parte del sindaco che degli assessori responsabili di aver commesso un errore così grave che farà associare il nome della nostra città a questa vicenda. Dilettantismo? Forse, ma le dimissioni in questo caso sono la presa d’atto più dignitosa".