"Non chiamatela moschea". Corsico, scoppia il caso centro islamico

La diffida al gruppo che gestisce il capannone dismesso di via Colombo

L'ex fabbrica di via Colombo

L'ex fabbrica di via Colombo

Corsico (Milano), 20 marzo 2018 - "Non chiamatela moschea". È un po’ riduttivo, ma è proprio intorno al nome e all’attività che si svolge nel capannone dismesso di via Colombo, che è scoppiato l’affaire corsichese della moschea non autorizzata. Conosciuta al Comune come la sede di una associazione culturale che si occupa principalmente dell’integrazione e del sostegno di cittadini stranieri, la vecchia fabbrica si è rivelata, di fatto, un luogo di culto “abusivo”.

Ora che il caso è approdato in Prefettura e in Questura, sono stati adottati una serie di provvedimenti per ripristinare la corretta destinazione d’uso dell’edificio: il primo è una diffida ad adempiere e a osservare quanto previsto dal piano di governo del territorio per quell’immobile. L’altro è una sanzione di 530 euro per l’uso improprio che ne viene fatto. "Dai controlli - spiega il sindaco Filippo Errante - è emerso che vengono svolte attività non pertinenti con l’utilizzo del capannone, che ha destinazione industriale. Per questo gli uffici hanno notificato il 13 marzo scorso una diffida al referente, affinché provveda, entro trenta giorni, a regolarizzare la situazione dal punto di vista urbanistico. Altra questione è l’utilizzo del capannone come luogo di culto. Non ci sono le autorizzazioni e su questo sono in atto verifiche da parte delle autorità preposte".

Tutto ha inizio nei primi mesi del 2015, quando viene inaugurata la sede dell’associazione culturale Aurora. Dopo diversi mesi di attività, la struttura rientra nella lista che racchiude le tante moschee non autorizzate della Lombardia che, nelle ore di preghiera – specialmente durante la pausa pranzo a mezzogiorno e alla sera – vedono riunirsi i fedeli per due delle cinque preghiere che recitano i versi del Corano. Se durante la settimana, gli episodi interessano un numero ristretto di fedeli, quelli che materialmente possono allontanarsi dal luogo di lavoro, la situazione cambia il venerdì. Nel giorno sacro dei musulmani, il centro corsichese diventa un punto di riferimento per i seguaci di Allah che superano, di gran lunga, le 250 persone. Ed è qui che sorge il primo problema: quello della sicurezza. Ma non è tutto. Anche sui social, appare l’appellativo “moschea”. Una pagina Facebook che risale al 2015 è la prima avvisaglia. Poi anche i satellitari: tra le mappe, hanno quelle che portano alla “moschea di Corsico”. Anche Google riconosce l’immobile sotto il nome di moschea.