"La madre cacciata a Corsico? Non è l’unica. Ikea mi licenziò dopo un corteo"

Lo sfogo di un ex dipendente: siamo solo numeri di matricola

Il presidio dei lavoratori Ikea in solidarietà alla collega (Spf)

Il presidio dei lavoratori Ikea in solidarietà alla collega (Spf)

Corsico (Milano), 1 dicembre 2017 - Il caso del licenziamento di Marica Ricutti ha sfondato i confini di Corsico. Lo scalpore suscitato dalla decisione di Ikea di lasciare a casa la 39enne, mamma di due figli di cui il più piccolo, di 5 anni, disabile, ha fatto accendere l’interesse nazionale ed estero. In Italia, i messaggi di solidarietà sono arrivati da tutte le forze politiche. Ieri si sono espressi anche i 5 Stelle che hanno depositato un’interrogazione al Ministero del Lavoro. Dalla parte dell’ex lavoratrice anche Annamaria Furlan della segreteria generale della Cisl: "Un’azienda come Ikea non può permettersi comportamenti simili. Ritiri il licenziamento".

Sul territorio, il sindaco Filippo Errante (centrodestra) si è riservato di raccogliere ulteriori informazioni e chiede "doverosa prudenza a tutela della lavoratrice". La questione è arrivata anche a Bruxelles, all’International Trade Union House, la confederazione europea dei sindacati, dove Karl-Petter Thorwaldsson, il presidente del sindacato svedese LO, si è reso disponibile a dare una mano alle sigle che si occupano del caso. Un caso che non sembra affatto isolato ma che, anzi, ha aperto la strada a una serie di precedenti. Come quello di Luca Marchi, 49 anni, lavoratore in forza Ikea dal 1992, "licenziato per aver partecipato a una manifestazione in difesa dei diritti dei dipendenti costretti a firmare un contratto al ribasso - ricorda -. Il giudice mi ha dato ragione due volte, con un dispositivo di reintegro che ancora, dopo oltre un anno dal fatto, non mi è stato applicato".

Luca, da ex delegato sindacale, ricorda anche "episodi di trasferimenti punitivi, in tutta Italia, e cause vinte ma mai rispettate. O la collega che lavorava da oltre 20 anni, licenziata perché accusata di non essersi presentata al lavoro, senza badare alle sue precarie condizioni di salute. Siamo solo numeri di matricola". Intanto, i sindacati continuano a battagliare, rispondendo al comunicato di Ikea che racconta episodi di assenteismo da parte di Marica Ricutti. "Quello che sta facendo il colosso svedese è far passare come lavativa una lavoratrice che ha subito ad aprile un gravissimo lutto familiare, ha accudito la madre, con problemi di salute per un trapianto epatico, separata con due figli. L’atto di insubordinazione? Un vassoio appoggiato con forza e un “basta”, dopo l’ennesimo rifiuto ad andarle incontro. Marica - dicono dalla Cgil - ha solo usufruito di tutele riconosciute dalla legge. Il suo coraggio si sta rivelando contagioso: tanti dipendenti stanno trovando la forza per far emergere situazioni di ingiustizia".