Corsico, negata una via a Lea Garofalo. La replica di assessore e sindaco alle polemiche

Nuova puntata delle vicende corsichesi, quelle che sono iniziate con il caso stocco, il festival organizzato da un negozio calabrese e dal loro referente, parente di un boss della ‘ndrangheta

L'assessore Giacomo Di Capua

L'assessore Giacomo Di Capua

Corsico (Milano), 4 dicembre 2016 - Sarà solo, come ha detto qualcuno, una serie di gaffe? O semplici incomprensioni? Secondo l’assessore Giacomo Di Capua si tratta invece di «stravolgimento dei fatti». Nuova puntata delle vicende corsichesi, quelle che sono iniziate con il caso stocco, il festival organizzato da un negozio calabrese e dal loro referente, parente di un boss della ‘ndrangheta. Vicende che sono poi passate per il consiglio comunale di fuoco, con gli insulti e le intimidazioni a consiglieri di minoranza e cittadini quando si è iniziato a parlare di mafia a Corsico. Sono finite con il secco no alla proposta di intitolare una via a Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta.

Il sindaco Filippo Errante ci tiene a dire che non ha nulla «contro una donna a cui riconosco il valore del sacrificio, ma nell’occasione specifica di discussione si parlava di una mozione dedicata agli uomini della scorta del giudice Falcone». Secondo il primo cittadino, «la richiesta stravolgeva un documento politico che ho presentato per sottolineare anche un percorso avviato ad aprile con le scuole superiori cittadine». Una questione di burocrazia, quindi. Non hanno detto di no a intitolare la strada alla Garofalo, ma no in quella particolare circostanza. «Meglio presentare una mozione separata e discuterne», avevano detto dai banchi della maggioranza. E non li aveva convinti neanche la precisazione della minoranza, quando aveva specificato che si trattava più che altro di un gesto simbolico e morale.

Era stata proprio uno dei consiglieri di minoranza a riportare alla memoria un consiglio comunale vecchio di 3 anni, quando ai banchi dell’opposizione sedeva Di Capua che si era scagliato contro la presenza in aula di una bandiera che rappresentava proprio Lea Garofalo. Per protesta, aveva appeso, di fianco, una della UIL. «Accuse strumentali – commenta l’assessore –. La Ferrucci continua a infangare il mio nome. Al tempo, quando è stata portata la bandiera della Garofalo in aula, ho posto il problema sulla correttezza formale e anche l’allora presidente del consiglio Francesco Magisano riconosce anche oggi che non c’era un’autorizzazione formale». Mai messo in discussione il valore della donna, sottolinea Di Capua, solo «rispetto delle regole. Per questo ho esposto la bandiera della UIL, simbolo della lotta contro ogni forma di illegalità».