Corsico, il sindaco Errante: "Non mi piego a nessun ricatto"

Il primo cittadino spiega la decisione di dimettersi

Filippo Errante, 59 anni, chiude con un anno di anticipo

Filippo Errante, 59 anni, chiude con un anno di anticipo

Corsico (Milano), 6 aprile 2019 - Il giorno dopo il consiglio comunale che ha messo la parola fine, con un anno d’anticipo rispetto alla naturale scadenza, alla prima amministrazione di centrodestra dal dopoguerra ad oggi a Corsico, il sindaco Filippo Errante, che aveva riunito il fronte conservatore, spiega le motivazioni della sua scelta: dimettersi. Ora, trascorsi i venti giorni previsti dalla legge per un eventuale e improbabile ripensamento, arriverà il commissario prefettizio e tra un anno il ritorno alle urne. Ma torniamo a giovedì sera, quando l’amministrazione Errante è andata “sotto”. L’emendamento al bilancio proposto da Forza Italia è passato con i voti del centrosinistra. Da qui l’ufficializzazione delle dimissioni, nell’aria da qualche tempo.

Come si è arrivati a tanto?

«Le scelte dei consiglieri di Forza Italia, che nelle ultime sei convocazioni di consiglio comunale hanno fatto mancare il numero legale, sono un chiaro tentativo di ingessare l’attività amministrativa della coalizione che, nel 2015, ha vinto le elezioni. Ho troppo rispetto per le istituzioni e per i cittadini per piegarmi a veri e propri ricatti che nulla hanno a che vedere con il bene della città».

Ricatti è una parola forte. A cosa si riferisce?

«A tutto ciò che va oltre la politica e l’interesse corsichese. Mi riferisco alle questioni personali, quelle “begucce” portate avanti da tutti coloro che antepongono i loro problemi all’interesse di Corsico e dei suoi cittadini. Mi riferisco ad una pluralità di situazioni: dagli interessi all’interno della macchina comunale, alle denunce effettuate d’ufficio dai rappresentanti dell’ente o ancora da chi ha provato a sottrarsi al pagamento di debiti nei confronti dell’amministrazione. Non mi sono mai fatto tirare dalla giacchetta da nessuno, i miei valori sono sacri e non li tradisco».

Pensa che il caso Stocco e il rimpasto di giunta abbia in qualche modo influito? È giusto dire che è stato presentato il conto?

«Per qualcuno si è trattato di una vendetta postuma. Sicuramente, delle responsabilità quell’episodio le ha avute nella gestione dei rapporti. Ma non devo spiegare io perché i consiglieri di Forza Italia hanno deciso di sfiduciare l’amministrazione e non i loro assessori che, sia il bilancio che il piano delle alienazioni lo hanno condiviso. Assessori che hanno seduto sui banchi del consiglio anche quando loro li disertavano».

Umanamente, invece, cosa porta con sè da questa esperienza?

«Un mix di emozioni. La gioia e la gratificazione di aver ricevuto la fiducia dei cittadini e di aver amministrato, con scelte non sempre facili, la nostra città. Ma ho provato anche rabbia, impotenza e indignazione. Di alcune cose sono certo: non ho mai tradito il patto di governo e il programma presentato, ho sempre partecipato alle iniziative e alla vita cittadina togliendo tempo alla mia famiglia, a mia moglie, ai miei figli che ringrazio per il supporto e la pazienza. Porto con me nuove conoscenze, nuove esperienze e qualche amicizia in meno. Purtroppo non tutti sanno tracciare una linea netta tra amicizia e politica. Solo quando questo avviene i rapporti si mantengono e si consolidano. Ma le attestazioni di stima di queste ore mi convincono sempre più che sono sulla strada giusta».

Ci ripenserà?

«L’ho già detto tante volte: sono un maratoneta non un gambero. Non faccio passi indietro».