Corsico, brasiliano si tuffa nel Naviglio e salva donna: "Nessuno agiva"

Parla il 37enne eroe che ha ripescato una donna nel canale

Drick Candido, 37 anni, nel punto in cui si è lanciato in acqua per salvare una donna

Drick Candido, 37 anni, nel punto in cui si è lanciato in acqua per salvare una donna

Corsico (Milano), 4 settembre 2018 - «Tutti guardavano, nessuno agiva. Ci ho pensato meno di un secondo, e mi sono buttato». Non ha esitato un istante, ha visto un corpo in acqua, galleggiare sulla superficie, e si è lanciato. L’eroe ha 37 anni, viene dal Brasile, si chiama Drick Candido. Un uomo come tanti, che ha cercato fortuna in Italia e ha trovato «una terra accogliente, ma non è stato facile», racconta. Mercoledì scorso, sotto gli occhi di chi guardava il corpo della donna annegare, si è tuffato in acqua e l’ha ripescata.

Cosa è successo?

«Verso mezzogiorno sono passato con la macchina da Corsico, lungo il Naviglio, all’altezza dell’Alzaia Trieste. Ho visto un gruppo di persone che si sbracciavano, sulle sponde. Ho rallentato e ho visto il corpo di una donna che galleggiava sull’acqua».

E poi cosa ha fatto?

«Ho fermato la macchina, mi sono messo a correre. Mi sono tolto la maglietta e mi sono buttato. Nessuno faceva nulla, erano immobili. Non ci ho pensato molto, mi sono lanciato verso la donna. L’ho raggiunta e mormorava qualcosa sulla morte. Si era buttata volontariamente, ma in acqua forse si era pentita e gridava non voglio morire».

Come ha fatto a salvarla?

«L’ho trascinata verso la riva, dove altre persone poi mi hanno aiutato a tirarla fuori dal canale. L’acqua era profonda in quel punto, almeno due metri. Non toccavo. Ma per fortuna poi sono riuscito ad afferrarla per la maglia e a metterla in salvo. L’hanno portata via in ambulanza, ma stava bene».

Cosa l’ha spinta a buttarsi?

«Credo sia un dovere di tutti aiutare chi è in difficoltà. So cosa significa passare un brutto momento, affrontare i problemi spesso non è facile. Io vengo da un paesino in Brasile, Aimorés. Siamo dieci fratelli e sorelle, i miei genitori hanno fatto tanta fatica per crescerci, si viveva in campagna, non c’era ricchezza. Noi abbiamo iniziato a darci da fare da piccoli».

Cosa facevate per mantenervi?

«Un po’ di tutto, io da bambino mungevo le mucche, poi ho servito ai tavoli e sono stato in cucina. Da giovane, quando mi sono trasferito a Rio de Janeiro ho provato anche la carriera da calciatore».

E come è andata?

«Ero bravo, promettente, ma poi mi sono infortunato e ho dovuto smettere di giocare. Dieci anni fa sono arrivato in Italia. Ho trovato una bella accoglienza, mi sono dato subito da fare e ho trovato lavoro in un’azienda di giardinaggio di Buccinasco. Vivo a Milano, ma mi capita sempre di lavorare tra Corsico, Cesano e Trezzano. Mi piace qui».

Un tempo ambiva a fare il calciatore, ora qual è il suo sogno?

«Creare una famiglia con la mia fidanzata. Sono venuto in Italia per cercare di migliorare la mia vita, trovare un lavoro e aiutare i miei, soprattutto dopo la morte di mio papà. In Brasile, soprattutto in certe aree, c’è tanta povertà, non c’è futuro. Spero comunque di poterci tornare, anche se l’Italia è la mia seconda casa. Anche per questo quando vedo qualcuno qui in difficoltà cerco sempre di aiutarlo».

Un po’ come ha fatto con la donna finita nel Naviglio.

«Sì, è come se mi fossi sentito in dovere di fare qualcosa, come se vivessi con questo spirito di riconoscenza che mi spinge a tendere la mano. Forse dovrebbero cercare di vivere tutti così, pensando che sia doveroso aiutare il prossimo. Sarebbe un mondo migliore».