Coronavirus, i pazienti ringraziano i medici: "Come i pompieri dell’11 settembre"

Vizzolo, così i malati oncologici vedono dottori e infermieri. Il primario De Monte: qui siamo tutti uniti

Andrea De Monte, responsabile del reparto di Oncologia all’ospedale di Vizzolo

Andrea De Monte, responsabile del reparto di Oncologia all’ospedale di Vizzolo

Vizzolo Predabissi (Milano), 31 marzo 2020 - "Voi siete come i pompieri dell’11 settembre". L’empatia e la comunanza che, mai come di questi tempi, si instaurano fra medici e ammalati possono essere racchiuse nella frase detta da un paziente al dottor Andrea De Monte, primario di Oncologia all’ospedale Predabissi di Vizzolo, e al suo staff. Mentre la pandemia del Covid-19 non ha ancora mollato la presa, proprio De Monte, medico noto nell’ambiente ospedaliero anche per la sua umanità, cerca di aprire una finestra sul mondo dei malati oncologici e su come alcuni di loro si siano trovati a vivere una doppia dimensione, di persone affette da tumore e anche da coronavirus. "Faccio l’oncologo da diversi anni, da circa dieci dirigo il reparto di Oncologia di un ospedale pubblico. Da medico in trincea posso dire che il coronavirus ha colpito molti pazienti oncologici lasciando più ferite aperte: non solo contagiandoli, ma togliendo anche a molti di loro la speranza di riuscire a sconfiggere o, quanto meno, a cronicizzare il cancro. I loro occhi dietro le mascherine parlano più di ogni parola".

"Ma nei momenti di maggiore difficoltà – prosegue il dottore - l’unità diventa la forza per superare i problemi e riscopri nelle persone valori di vita che la nostra società stava cancellando. Si creano nuove alleanze medico-paziente, si intrecciano nuovi rapporti collaborativi fra strutture sanitarie e si riesce con coraggio a proseguire nella lotta contro il cancro anche nell’era della pandemia da Covid-19". De Monte ricorda l’attività febbrile che si svolge nei nosocomi, dove la relazione tra medici e malati diventa essa stessa terapia, utile per lenire la paura e infondere nuovo coraggio. E rimarca un concetto importante: nonostante l’emergenza Covid sembri aver fatto passare in secondo piano altre patologie, a tutti i malati vengono garantite le dovute cure e attenzioni. "In ospedale senza sosta si lavora tutti insieme e a ogni livello per riorganizzare percorsi diagnostici e terapeutici, per trovare vie facilitate di accesso alle prestazioni sanitarie, per confortare i pazienti. Le terapie oncologiche non si sono mai fermate e proseguono (complessivamente 50 al giorno nei vari presidi dell’Asst di Melegnano e della Martesana), così come la vita e la speranza".

E quando un paziente paragona medici e infermieri agli eroi delle Torri Gemelle, "non siamo eroi – riferisce il primario -, ma uomini e donne del sistema sanitario nazionale che credono nel loro operato, che con grande coraggio e responsabilità rispettano i giuramenti effettuati e gli impegni presi verso la società, pur consapevoli di mettere quotidianamente a rischio la loro integrità fisica". Della febbrile attività che si svolge in questo periodo in ospedale e del bisogno, mai così impellente, di stabilire un contatto empatico tra sanitari e pazienti aveva parlato qualche giorno fa anche Ambrogio Corti, vicesindaco di Melegnano e tecnico di radiologia al Predabissi. In un video-messaggio sui social proprio Corti aveva raccontato alcune esperienze vissute in presa diretta, anche per spingere i cittadini a rispettar e le misure anti-covid e a uscire di casa il meno possibile.